Questa settimana sta per concludersi con un prezzo dell’oro ai massimi dal mese di febbraio. La quotazione mentre scriviamo è di 1.766 dollari l’oncia, in rialzo di oltre il 5% questo mese, ma pur sempre a -7% quest’anno. Un dato che cozza con i timori sulla reflazione in corso. Da quando la pandemia è dilagata nel mondo, le banche centrali hanno iniettato quasi 10.000 miliardi di dollari di liquidità sui mercati.

Dunque, date le condizioni, il prezzo dell’oro non sta brillando affatto.

Se pensate che i rendimenti obbligazionari stiano lievitando velocemente, specie negli USA, scontando il surriscaldamento delle aspettative d’inflazione, non si capisce perché stia ristagnando ben sotto i massimi storici toccati nell’agosto scorso. Allora, venne superata per la prima volta la soglia dei 2.000 dollari.

Bitcoin mercato da oltre 1.100 miliardi

Ma se il prezzo dell’oro va giù, quello dei Bitcoin segna un rialzo a tripla cifra da inizio anno: +112% a 61.500 dollari. Nei giorni scorsi, è arrivato a un massimo di circa 64.750 dollari. E dai livelli di marzo 2020, la “criptovaluta” ha moltiplicato il suo valore di mercato per 8 volte. Tutte le 18,68 milioni di unità emesse posseggono un controvalore di 1.140 miliardi. Nell’insieme, le centinaia di monete digitali esistenti valgono più di 2.000 miliardi.

Perché vi diciamo questo? Perché è probabile che proprio il grandissimo successo di Bitcoin stia limitando il prezzo dell’oro. Secondo CrossBorder Capital, senza la “criptovaluta” sarebbe di 158 dollari l’oncia più alto. In poche parole, oggi avremmo a che fare con una quotazione al di sopra dei 1.900 dollari. E perché Bitcoin sottrarrebbe valore al metallo? In sostanza, svolgerebbero la stessa funzione.

Il boom delle “criptovalute” indebolisce il prezzo dell’oro

L’oro è considerato un bene-rifugio da millenni. Fino a qualche secolo fa, era utilizzato per effettuare pagamenti. Le monete di metallo erano coniate principalmente in oro e argento e il loro valore dipendeva proprio dalle quantità dell’uno e dell’altro.

Con il tempo, le banconote presero il sopravvento per ragioni pratiche e dopo il 1971, con la fine del sistema monetario di Bretton Woods, il valore della moneta è stato del tutto sganciato dall’oro.

Tuttavia, resta il fatto che l’oro lo si acquisti per proteggersi dall’inflazione, cioè lo si percepisce come una riserva di valore nel tempo. Bitcoin deve il suo successo proprio alla capacità dimostrata negli anni, pur tra estremi alti e bassi, di conservare e accrescere il valore dell’investimento. Più che come metodo di pagamento, per il momento la “criptovaluta” servirebbe a questo scopo. E il prezzo dell’oro ne risente negativamente, subendone la concorrenza. Peraltro, il rialzo repentino dei rendimenti obbligazionari non aiuta. I bond sono un’alternativa al metallo e a differenza di quest’ultimo offrono un flusso regolare di reddito tramite le cedole.

Oro e Bitcoin nel portafoglio d’investimenti

E’ possibile sfruttare entrambi gli assets per cercare di scampare alla reflazione e possibilmente anche alla bolla finanziaria globale? Secondo gli analisti di CrossBorder Capital, sì. A loro avviso, bisognerebbe costruire un portafoglio d’investimenti costituito da 9 decimi di oro e da un decimo di Bitcoin. Poiché il prezzo dell’oro è di gran lunga molto più stabile, ciò ci esporrebbe a una volatilità nettamente più bassa di quella che accuseremmo acquistando solo moneta digitale. D’altra parte, quest’ultima vivacizzerebbe il rendimento dell’investimento, consentendoci di agganciare il boom delle quotazioni dei Bitcoin senza subirne rovinosamente i crolli repentini.

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