In attesa della pubblicazione dei dati sul pil in Italia nel secondo trimestre del 2017 (le attese sono per un’accelerazione su base tendenziale e congiunturale), chiediamoci quale rapporto con l’andamento dell’Eurozona abbiano segnalato nell’ultimo quindicennio le cifre sulla sua crescita economica e il debito pubblico. Ve li abbiamo riassunti nel seguente grafico, dal quale notiamo che il differenziale di crescita è aumentato quasi costantemente dal 2002, toccando l’apice nel biennio 2012-’13, quando ha raggiunto l’1,6%, nettamente superiore alla media dell’1% del periodo 2002-2016.

Se nel primo quinquennio 2002-2006, il pil italiano crebbe mediamente dello 0,6% in meno di quello dell’intera Eurozona, nell’ultimo quinquennio 2012-2016, tale forbice si è espansa all’1,3%, più che raddoppiando.

Non sappiamo ancora quale sarà la crescita dell’Italia e dell’Eurozona nel 2017, ma si stima che la prima possa superare l’1% per la prima volta da 7 anni, mentre la seconda potrebbe tendere al 2%, rispecchiando sostanzialmente il differenziale medio tra i due dati sin dall’introduzione della moneta unica. “Business ad usual”, diremmo, nulla di nuovo sotto il sole. L’accelerazione della crescita nazionale risulterebbe semplicemente trainata da quella dell’area di appartenenza, non conseguenza di alcuna specificità positiva.

Quanto al rapporto debito/pil, il differenziale con la media dell’Eurozona si allarga ormai costantemente e si aggira intorno ai 43-44 punti percentuali. La media del periodo 2002-2016 è stata del 35%. L’indebitamento pubblico italiano si starebbe stabilizzando intorno al 133% del pil e dovrebbe solo leggermente scendere nei prossimi anni (al netto di ogni ragionamento sull’aumento dei tassi), mentre quello dell’Eurozona si sta allontanando sempre più dalla soglia del 90%, grazie al rinvigorimento della crescita economica. (Leggi anche: Stretta BCE si avvicina, guai per economia italiana pure)