I risultati shock delle elezioni politiche italiane stanno avendo un impatto anche su Piazza Affari, unica borsa europea in rosso oggi, seppure di poco (-1,2% alle ore 15.35). Non tutti i titoli stanno perdendo, tuttavia, e non tutti nella stessa misura. Le azioni Mediaset stanno registrando un tonfo in area -6%, scendendo fino a un minimo di 2,88 euro. Nel tardo pomeriggio, quotavano a 2,93, contraendosi del 5,8% rispetto ai livelli di chiusura di venerdì scorso. Viceversa, un altro “blue chip” viaggia in territorio positivo.

E’ Telecom Italia, che guadagna lo 0,75%, salendo praticamente di 1 centesimo di euro a 0,73. Come mai questo andamento contrastante? Non sfuggirà a nessuno che Mediaset sia il colosso dei media della famiglia Berlusconi, il cui capostipite Silvio ha subito ieri una dura sconfitta personale, essendo stata la sua Forza Italia scavalcata dall’alleato della Lega, pur vincendo la coalizione il maggior numero dei seggi in entrambe le Camere.

Mediaset-Vivendi, futuro TIM appeso alla vittoria di Berlusconi alle elezioni

Cologno Monzese aveva segnato un rialzo di circa il 6% dal 6 al 28 febbraio, pur restando in calo da inizio anno, in parte proprio sulla prospettiva di una vittoria del centro-destra a trazione berlusconiana e/o delle larghe intese con il PD. Scenario sfumato da ieri sera, quando è parso quasi subito palese che non solo le larghe intese tra Forza Italia e PD non avrebbero nemmeno lontanamente i numeri per un governo, ma che semmai potranno avvenire con dentro la Lega di Matteo Salvini, il quale sarebbe verosimilmente il premier nel caso in cui il centro-destra riuscisse a formare un esecutivo. Peggio: il Movimento 5 Stelle, arrivando di gran lunga primo con circa il 32% dei voti, potrebbe ricevere l’incarico del presidente Sergio Mattarella per trovare una maggioranza parlamentare, con il rischio per Berlusconi di ritrovarsi al governo una coalizione M5S-PD-LeU, ovvero potenzialmente molto ostile agli interessi delle sue imprese, in particolare, di Mediaset.

Di cosa ha paura l’ex premier? Nel programma, i grillini segnalano di volere limitare di molto la concentrazione nel settore radio-televisivo, addirittura, ponendo un tetto per la raccolta pubblicitaria del 5% per ciascun canale. Sarebbe un crollo per reti come Canale 5, che presentano percentuali multiple a tali livelli. Non solo: le larghe intese avrebbero favorito un riassetto del settore, con Telecom Italia a separare la rete dal servizio e allo stesso tempo a integrare i contenuti con Mediaset sulla causa intentata da questa verso Vivendi, il socio-azionista sia di Cologno Monzese che dell’ex monopolista telefonico sulla tentata scalata di due anni fa e la previa rinuncia alla firma del contratto per l’acquisto della controllata pay tv Premium. Il finanziere bretone Vincent Bollorè ha già offerto contratti per 460 milioni in 5-6 anni a titoli di risarcimento per chiudere la vicenda in sede extra-giudiziaria. Offerta, che Mediaset ha rispedito al mittente, chiedendo fino a 3 miliardi di euro di danni.

Titolo Mediaset ora legato a Salvini

In sostanza, Vivendi attingerebbe dalle casse della controllata Telecom per giungere a un’intesa con la holding Fininvest, sebbene i vertici della controllata abbiano risposto picche. Con la sconfitta di Forza Italia dentro la coalizione, Berlusconi perde il diritto di indicare il premier nel caso in cui il centro-destra arrivasse al governo e, soprattutto, perde parecchio potere negoziale, con la conseguenza che il pallino delle trattative passa adesso nelle mani di Salvini. Il leader del Carroccio si è sempre mostrato abbastanza autonomo dall’alleato con riguardo ai suoi interessi personali, ragione per cui il mercato teme che Mediaset resti adesso priva delle “coperture” politiche di cui aveva goduto sotto i governi uscenti di centro-sinistra a guida PD, con il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, sceso in campo per difendere il gruppo televisivo dalle scorrerie francesi.

Di Maio o Salvini premier, ecco tutte le possibili soluzioni

Ci sarebbe una buona notizia per Mediaset oggi, ovvero la promessa di Salvini che non cercherà di formare un governo all’infuori della coalizione di centro-destra. Ciò eliminerebbe il rischio di un accordo tra Lega e 5 Stelle, ma ne rafforza un altro, ovvero di spingere i grillini a cercare altrove i deputati e i senatori mancanti per governare, vale a dire con PD e sinistra. Si avvererebbe l’incubo di Berlusconi, ovvero una maggioranza in mano a forze politiche a lui ostili, oltre tutto con un PD ormai “derenzizzato”, viste le dimissioni annunciate del segretario. Il titolo per questo soffre e nelle prossime sedute risentirà molto degli umori di Salvini, che se riuscisse ad accrescere le proprie quotazioni per andare al governo sostenuto da pezzi di PD, oltre che dal centro-destra, allontanerebbe lo spauracchio più temuto dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, il quale ha da poco scoperto di avere investito l’intero suo capitale nel sostegno a formule e personaggi politici (Renzi), scioltisi come neve al sole.

[email protected]