Si tiene oggi il sesto board dell’anno della BCE, al termine del quale con ogni probabilità sarà annunciato un secondo rialzo dei tassi d’interesse, stavolta nell’ordine dello 0,75%. L’inflazione nell’Eurozona ha già superato il 9% ad agosto e il cambio euro-dollaro è sceso stabilmente sotto la parità. Bisogna agire, anche se la convinzione è scarsa, perché all’Eurotower tutti sono consapevoli che l’Eurozona sia già dentro quella che molti definiscono una “tempesta perfetta”. L’espressione quasi apocalittica evoca scenari rischiosi, gli stessi che si immaginavano una decina di anni fa, quando l’euro fu sull’orlo della scomparsa.

E anche stavolta c’è un elemento in comune con la crisi di allora: il debito pubblico.

Boom prezzo del gas

Sta succedendo che, soprattutto a seguito della guerra tra Russia e Ucraina, il prezzo del gas sia esploso a livelli mai toccati in passato. Negli ultimi anni compravamo il gas tra 15 e 30 dollari per mega-wattora, mentre da mesi abbiamo a che fare con 200-250 e finanche oltre 300 dollari. Insomma, il costo dell’energia è dieci volte superiore. Questo sta facendo esplodere le bollette e i prezzi al consumo, in generale. Per reagire a questa situazione, la BCE si trova costretta ad alzare i tassi d’interesse. Perché? Con un costo del denaro più alto, la liquidità sul mercato si riduce e – si spera – con il tempo i prezzi si stabilizzeranno.

Il problema è che la crisi energetica sta provocando una recessione dell’economia. Praticamente, la BCE si trova a peggiorare le condizioni del mercato in una fase in cui già il mercato sta peggiorando di per sé. Molte attività rallentano o fermano del tutto la produzione, mentre le famiglie stanno limitando i consumi non necessari per pagare le bollette. Dicevamo, però, che la tempesta perfetta anche in questo caso è resa tale dal fattore debito.

Dall’inflazione alla tempesta perfetta

Questa settimana, il Regno Unito ha cambiato premier. Esce di scena Boris Johnson, entra a Downing Street Liz Truss. Quale sarà il primo atto della terza donna alla guida del governo a Londra? Un gigantesco piano di aiuti a famiglie e imprese per 170 miliardi di sterline, oltre il 5% del PIL. Servirà ad impedire che le bollette lievitino ancora e che l’inflazione, già sopra il 10%, viaggi verso il 22% stimato da Goldman Sachs. Nel frattempo, la Germania sta varando un piano di aiuti di 65 miliardi di euro. Cosa hanno in comune queste misure, al di là delle finalità? Sono finanziate a debito.

In altre parole, l’Europa cerca di uscire dalla crisi dell’inflazione facendo più debiti. Ma ciò sta accadendo in una fase di rialzo dei tassi, cioè oggi è diventato molto più costoso indebitarsi rispetto a soli pochi mesi fa. In genere, gli stati s’indebitano a favore dell’economia quando le rispettive banche centrali tagliano i tassi. Stavolta, politica monetaria e politica fiscale vanno in direzione opposta. E questo rischia di scatenare una tempesta perfetta nell’Eurozona, dove non tutti i governi hanno la possibilità di fare debiti a costi contenuti. L’Italia paga i prestiti decennali che riceve sul mercato ormai al 4%, la Germania meno dell’1,60%.

La lotta all’inflazione rischia di provocare una crisi dei debiti sovrani, che a sua volta costringerebbe la BCE a fermare i rialzi dei tassi. Ma se ciò accadesse, l’inflazione andrebbe fuori controllo e devasterebbe le economie dell’area. Capite perché pochi giorni fa il Cremlino paventava con il sorriso sulle labbra su una “grande tempesta globale”? Un modo per avvertire che, se i russi vanno a fondo, trascineranno con sé mezzo mondo. Purtroppo, non sarebbe del tutto una bugia.

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