Non smette di correre il debito pubblico italiano, salito al nuovo record storico di 2.725,9 miliardi di euro nel mese di luglio. Una crescita di 29,7 miliardi rispetto a giugno, qualcosa come poco meno di 1 miliardo (958 milioni) al giorno. Un boom allarmante, se non fosse che dovremmo porre maggiore attenzione alle cause.

A luglio, le casse dello stato hanno registrato un avanzo di cassa di 7,1 miliardi. Significa che nel corso del mese le entrate hanno superato le spese di tale cifra. E allora perché il debito ha continuato a crescere e pure a ritmi veloci? La risposta sta in un altro dato: le disponibilità liquide del Tesoro sono lievitate di 36,3 miliardi, arrivando a 120,8 miliardi.

Le disponibilità liquide non sono altro che scorte di liquidità accumulate dal Tesoro. Accade che per fronteggiare eventuali imprevisti, il governo costantemente tenga in cassa più denaro di quanto gliene serva strettamente per ottemperare alle proprie obbligazioni a breve. Allo scopo, emette più debito del necessario. Questo avviene tipicamente nella prima parte dell’anno, quando i mercati sono più liquidi e si riesce a spuntare un costo di emissione più basso.

Debito pubblico in calo con l’impiego della liquidità in eccesso

Ci sono poi anni particolari come il 2021. Non solo il Tesoro deve far fronte a esigenze finanziarie elevate per via della pandemia, ma oltretutto ha davanti a sé uno scenario incerto. Finora la BCE gli ha consentito di emettere BTp a rendimenti bassissimi, acquistando bond sul mercato secondario tramite il PEPP. Già al board di settembre, però, Francoforte ha annunciato che ridurrà “moderatamente” tali acquisti settimanali. I rendimenti dovrebbero salire, pur non così repentinamente come avevamo temuto nella parte iniziale dell’anno.

Ed ecco che il Tesoro trova conveniente a maggior ragione fare incetta di BTp prima che divenga più costosi emetterli. Negli ultimi mesi dell’anno, quasi certamente emetterà meno debito di quanto ne arriverà a scadenza.

La differenza sarà coperta proprio attingendo a tali disponibilità accumulate e agli avanzi di cassa che si registrano di solito a novembre e dicembre, in coincidenza con le grosse scadenze fiscali per i contribuenti.

Alla fine del 2020, il Tesoro possedeva scorte per 42,5 miliardi. A conti fatti, se tornasse verso quei livelli dovrebbe utilizzarne per un importo compreso tra 75 e 80 miliardi. Parliamo di oltre 4 punti di PIL. Ma attenzione, perché la spiegazione di questi tecnicismi non punta a indorare la pillola sul debito pubblico. Esso è e resta abnorme per le dimensioni economiche dell’Italia. In pratica, abbiamo superato già la soglia dei 2.700 miliardi, a fronte di una ricchezza prodotta di 1.700 miliardi, cioè circa 1.000 in meno.

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