Giorni decisivi per conoscere il nome del successore di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus. La fumata bianca non dovrebbe arrivare prima della settimana prossima, ma c’è di buono per l’eccitazione dei tifosi bianconeri che le quotazioni di Pep Guardiola starebbero riprendendo quota. Ieri, una leggenda del club torinese, Andrea Barzagli, ha dichiarato che “dopo l’arrivo di Cristiano Ronaldo, sognare ci può stare”. Aldilà di queste parole, che un peso lo avrebbero, le chance del catalano di trasferirsi a Torino dipendono essenzialmente dalla sentenza del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna sull’esclusione del Manchester City dalle coppe europee per l’anno prossimo.

Se i giudici respingeranno l’istanza dei Citizens e negheranno loro l’accesso alla Champions League per la stagione 2019/2020, una clausola del contratto consente a Guardiola di liberarsi subito, per cui la Juventus potrebbe prenderlo senza problemi, almeno non sul piano negoziale.

Guardiola alla Juventus? Ecco come il calciomercato renderebbe sostenibile l’operazione

Ma Guardiola vorrebbe non meno di 20 milioni di euro netti a stagione. Sappiamo che grazie al Decreto Crescita, la famiglia Agnelli risparmierebbe diversi quattrini, avvalendosi della norma che consente di tassare solo il 30% dello stipendio di quanti si trasferiscano in Italia e siano stati residenti all’estero nei due anni precedenti. A conti fatti, su 20 milioni netti, la società bianconera pagherebbe un lordo di “soli” 23 milioni, anziché 35, 12 in meno.

L’affaire Guardiola, però, s’intreccia con quello legato al rinnovo della rosa. La Juve è indecisa se acquistare Sergej Milinkovic-Savic o riprendersi Paul Pogba. Per il primo, la Lazio non vorrebbe mollare la presa a meno di 100 milioni. Quanto al secondo, il francese sarebbe ben disposto a tornare e per abbassare le pretese del Manchester United, la Juve cederebbe in cambio Joao Cancelo. Tuttavia, il portoghese è desiderato anche dall’altra squadra di Manchester, il City, disposto a pagarlo 60 milioni.

Anche nel caso di Pogba varrebbe la norma del Decreto Crescita. Su un ingaggio netto a stagione di almeno 15 milioni, la Juve pagherebbe un lordo di 17,2 e non di 26,3 milioni, risparmiando circa 9 milioni, cosa che renderebbe l’operazione più alla portata.

Sarri resta in pole position

In pole position per la panchina da allenatore resta Maurizio Sarri, stroncato dall’ex presidente della Juventus, Giovanni Cobolli Gigli, che ritiene che l’attuale ct del Chelsea non abbia lo “stile” per venire a Torino. L’uomo non ha dimenticato alcune sue esuberanze verbali e gestuali contro i tifosi bianconeri, quando allenava il Napoli. Ad ogni modo, le pretese di Sarri sarebbero nettamente più basse di quelle di Guardiola, praticamente in linea con l’ingaggio dell’uscente Allegri. E le sue quotazioni s’impennerebbero, nel caso che il TAS accettasse il ricorso del City contro l’esclusione dalla Champions League.

Intanto, il titolo Juventus cede a metà seduta il 2% oggi a 1,55 euro, in controtendenza rispetto all’andamento dell’Ftse Mib di cui fa parte, che guadagna lo 0,85%. A pesare sarebbero le voci di una sua esclusione proprio dal listino con la revisione semestrale di giugno di Borsa Italiana. La Juve è stata inserita tra i principali 40 titoli di Piazza Affari solo a dicembre, guadagnando da allora circa il 50%, pari a qualcosa come mezzo miliardo di capitalizzazione. Dalle voci sull’arrivo di CR7, diffusesi alla fine del giugno 2018, il titolo è salito del 135%, pari a circa 900 milioni di maggiore capitalizzazione. Aveva toccato il massimo a metà aprile, alla vigilia della gara casalinga contro l’Ajax ai quarti di finale di Champions, salendo a oltre 1,70.

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