Negli ultimi giorni si era parlato di un possibile accordo tra il partito di Oscar Giannino e il  libertario Leonardo Facco: da sempre quest’ultimo ha confermato la sua stima per il fondatore di Fermare il Declino (Fid) pur giudicandolo in diverse occasioni troppo diplomatico e ”tentennatore”. Ma le posizioni dei due giornalisti sembrano ora aver preso definitivamente due strade diverse: domani Facco depositerà al ministero dell’Interno il partito “Forza Evasori-Stato Ladro” (anche se non è ancora sicuro che un nome così eversivo possa essere ammesso).

 

Fermare il Declino e Forza Evasori: stesso nemico ma diversi modi di combattere

Entrambi i movimenti fanno leva sull’obiettivo primario di tagliare le spese dello Stato. Il programma di Giannino, riassunto nel trinomio «Meno Stato, meno tasse, meno debito» sintetizza l’obiettivo di privatizzare il più possibile per ridurre le tasse e favorire la concorrenza (ad esempio vendere la Rai per abolire il canone). Ma da sempre il movimento Fermare il Declino ha rifiutato l’etichetta di “ultraliberisti”, perché come spiega uno dei fondatori, vicentino Andrea Moro, docente di economia alla Vanderbilt University, «in Italia è associata all’interesse particolare di pochi e non al merito e alla concorrenza come dovrebbe essere». Forza evasori invece, già dal nome, non ha paura di assumere questo ruolo e imposta  il suo programma sugli sgravi fiscali per chi guadagna al di sotto dei 10 mila euro, sulla riduzione dell’Iva e soprattutto su agevolazioni per chi passa dal lavoro pubblico a quello privato. Viene da chiedersi se questo distacco non sia controproducente in termini di voti.  

Giannino corre solo contro tutti e spara a zero sulla casta giannino oscar

Ma Fermare il Declino ha più volte sottolineato di non cercare alleanze perché promovitore di un programma diverso da tutti gli altri, nelle modalità e nelle intenzioni. I gianniani appoggiano la lotta alla casta del Movimento 5 Stelle ma ritengono di avere, a differenza dei grillini,  un programma coerente.

Critiche dure anche alla Lega Nord  «che partiva da problemi concreti e ha finito con l’incarnare la peggio politica senza portare a casa nulla in 20 anni». E se Berlusconi rappresenta ormai il passato, Monti ha perso in credibilità: «Il 90% delle nostre idee coincide con le loro, ma loro non sono credibili: in quella coalizione ci sono le lobby che vorrebbero combattere, comprese quelle delle banche. E poi non parlano di riduzione di spesa».