Boom per la domanda di oro in India nel primo trimestre. Il secondo mercato al mondo per consumi del metallo ha segnato tra gennaio e marzo di quest’anno una crescita del 15% a 123,5 tonnellate (+18% in valore), anche se il confronto avviene con il deludente primo trimestre del 2016, quando uno sciopero dei gioiellieri contro le accise del governo avevano ridotto il business. In generale, il 2016 è stato un anno da dimenticare per l’oro in India, con la domanda in calo del 22% a 666,1 tonnellate, specie per la “demonetizzazione” avviata dal governo nel novembre scorso, quando le banconote dal taglio più alto (500 e 1.000 rupie), che rappresentavano l’86% del cash circolante, furono ritirate dalla Reserve Bank of India per essere sostituite da biglietti nuovi.

La temporanea crisi di liquidità che n’è seguita ha provocato contraccolpi alle vendite di oro nel subcontinente asiatico, tanto che gli affari sono arrivati a crollare anche dell’80% in alcune settimane. (Leggi anche: Oro, affari in India crollano del 75%)

Poiché l’India è legata all’oro da un amore quasi atavico, complice anche il +5,5% messo a segno dal cambio contro il dollaro, questi primi mesi del 2017 stanno assistendo a un nuovo boom di consumi e importazioni, in previsione della cosiddetta “stagione dei matrimoni”, nel corso della quale qui si acquista il 40% dell’intero oro consumato nell’anno. Queste ultime sono esplose su base annua del 112% a 270,1 tonnellate, tanto che il World Gold Council stima per l’intero anno una domanda complessiva nell’ordine di 650-750 tonnellate, viste le sfide che i consumatori indiani saranno chiamati ad affrontare nei prossimi mesi, dopo quella della lotta al contante senza quartiere del governo.

L’impatto dell’IVA sull’oro

Da luglio, Nuova Delhi intende introdurre dopo oltre un decennio di tentativi falliti un’imposta unica nazionale sui beni e servizi, l’IVA. Essa dovrebbe sostituire una dozzina di imposte locali sulle compravendite, uniformando la tassazione e creando per la prima volta un mercato unico dei consumatori da oltre un miliardo di persone.

La Federazione per il Commercio di Gemme e Gioielli teme che per il comparto possa tradursi in un aggravio della tassazione, che a sua volta porterebbe a un aumento dei prezzi finali, impattando negativamente sulla domanda. Per questo, chiedono di contenere l’IVA all’1,25%, considerando che sulle importazioni di oro vige già un dazio del 10%. Solo così, spiegano i gioiellieri indiani, si avrebbe una tassazione complessiva inalterata rispetto ai livelli attuali del 12%. (Leggi anche: Oro, quotazioni ai minimi da un mese, ma l’India le sostiene)

Gioiellieri in campo per non essere stangati

Il governo ha in mente di introdurre 5 diverse aliquote: 0, 5%, 12%, 18% e 28%. La prima, ovvero l’esenzione dall’IVA, riguarderebbe la metà dei beni acquistati dalle famiglie indiane. Se sull’oro si applicasse anche solo l’aliquota più bassa, quella del 5%, considerando anche il dazio sulle importazioni, si avrebbe un aggravio del prezzo finale con relativo shock potenziale negativo sui consumi.

Il rischio sarebbe anche di alimentare il già florido mercato nero dell’oro, con il WGC a stimare per l’anno scorso importazioni illegali per 100-120 tonnellate, circa un sesto del totale. Prevale, però, l’ottimismo, dopo che il premier Narendra Modi ha assicurato che l’impatto sarà neutrale sui consumatori, anzi si prevede un calo generalizzato dei prezzi, in conseguenza della sostituzione della dozzina di balzelli, che oltre a creare confusione, generano anche inefficienze. (Leggi anche: Piano Modi sull’oro impatta mercato mondiale)