Quando la Russia invase l’Ucraina il 24 febbraio scorso, il rublo precipitò ai minimi storici, a un tasso di cambio di oltre 140 contro il dollaro. Ieri, per un dollaro bastavano 53 rubli, mai così pochi da sette anni a questa parte. Considerando che a inizio anno il cambio fosse di 75:1, in pratica la valuta emergente ha guadagnato in questa prima metà del 2022 più del 40%. Nessuna così bene al mondo. Un paradosso, se si pensa che la Russia sia stata praticamente isolata dall’Occidente, cioè dal mondo ricco.

Sta subendo durissime sanzioni finanziarie e commerciali, tra cui il “congelamento” di circa 300 miliardi di dollari delle riserve valutarie depositate all’estero. Inoltre, diverse sue banche sono state espulse dallo SWIFT, il sistema dei pagamenti internazionali. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, poi, quest’anno il PIL russo crollerà dell’8,5%.

Economia russa sotto embargo

Eppure il rublo avanza e nonostante la Banca di Russia stia facendo di tutto per indebolirlo. A fine febbraio, in risposta alle sanzioni occidentali, il governatore Elvira Nabiullina impose controlli sui capitali. Essi prevedevano la conversione coattiva per le aziende esportatrici di almeno l’80% dei ricavi maturati all’estero. E ai cittadini russi fu vietato acquistare o spendere all’estero più di 10.000 dollari al mese. Infine, i tassi d’interesse furono alzati dal 9,50% al 20%. Queste misure sono state ammorbidite a maggio: la conversione dei ricavi in rubli è scesa al 50%, mentre è stato innalzato il tetto della valuta estera acquistabile o spendibile all’estero fino a 50.000 dollari al mese. E i tassi sono stati riportati al 9,50%.

Sembrò che il rublo si fosse un po’ indebolito nei primi giorni, salvo dare vita a un nuovo rally apparentemente incessante. Fino a un certo punto un cambio forte aiuta la Russia a contrastare l’alta inflazione di questi mesi. A maggio è stata del 17,1%, pur in calo dal 17,8% di aprile e un po’ sotto le attese.

Dunque, il super rublo un po’ serve. Ma il troppo stroppia. Per quale motivo si sta rafforzando così tanto? Un dato capta meglio di altri ciò che accade: nei primi quattro mesi dell’anno, le partite correnti in Russia hanno chiuso in attivo di 96 miliardi di dollari, più del triplo su base annua.

In altre parole, le esportazioni di beni, servizi e capitali superano di gran lunga le importazioni. Ciò è certamente dovuto al boom dei prezzi delle materie prime, petrolio e gas in primis. Ma paradossalmente sta dando una mano anche l’embargo dell’Occidente, che tiene basse le importazioni di prodotti stranieri. Infine, i controlli sui capitali continuano a tenere in patria molti rubli che altrimenti prenderebbero la via dell’estero. Tuttavia, la Russia è costretta a vendere il petrolio a sconto di 35 dollari al barile in Asia per ingolosire i clienti. E l’Europa sta allentando la dipendenza dal gas, costringendo Mosca nel futuro a rivolgersi altrove. E non sarà così facile rimpiazzare il Vecchio Continente.

Effetti collaterali del super rublo

Nabiullina teme che un rublo troppo forte disincentivi le esportazioni di beni diversi dalle materie prime. Non è neppure detto che plachi più di tanto l’inflazione, la quale in questi mesi è provocata essenzialmente dalla carenza di beni. Pensate che lo storico marchio automobilistico Lada sta costruendo le nuove vetture senza airbag e sistemi di sicurezza per assenza di materiali e tecnologie stranieri. In sostanza, l’economia russa sta tornando agli anni Novanta. Forse tra qualche mese la situazione migliorerebbe se la Russia riuscisse a trovare nuovi fornitori in Asia, specie nella confinante Cina. Per il momento, gli standard del mercato domestico stanno colando a picco. Centinaia di multinazionali sono fuggite, da Renault a Nike e Chanel, passando per McDonald’s e Coca Cola.

In conclusione, il super rublo è meglio di un rublo carta straccia, ma equivale un po’ a ritrovarsi un lingotto d’oro in tasca in pieno deserto e senz’acqua. Cosa te ne fai se non puoi usarlo per acquistare ciò che desideri?

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