C’è una frase del ministro alle Infrastrutture e vice-premier, Matteo Salvini, che fa discutere da giorni: “chi vuole pagare un caffè con il POS è un rompiballe”. Il segretario della Lega ha spesso la qualità di risultare indigesto anche quando dice qualcosa di condivisibile. A proposito, in questo caso l’affermazione si rivela erronea alla radice. La sua è solo una delle tantissime opinioni che in queste settimane si sprecano sui giornali e sui social in merito all’obbligo del POS. Il governo vorrebbe renderlo tale solo a partire dai pagamenti sopra 60 euro.

I “tifosi” dei pagamenti digitali sostengono che così s’incentiva il sommerso, che salirà l’evasione fiscale. Parliamo di tifosi e non di “sostenitori” di una tesi legittima, perché il clima da stadio che accompagna la materia è frutto di visioni ideologiche e pregiudiziali.

L’utopia della società perfetta

C’è chi pensa in Italia che l’evasione fiscale sia frutto della presenza del contante e vorrebbe abolirlo per tendere ad una società utopicamente perfetta: tutti in regola con le tasse, zero criminalità e assenza di lavoro nero. Bisognerebbe chiedere a questi indefessi sognatori come intenderebbero in futuro pagare la babysitter o le ripetizioni di matematica. Di certo risponderanno con italica ipocrisia che pagherebbero tutto in regola, cosa che ad oggi non avviene praticamente mai.

Lasciamo le curve da stadio e concentriamoci sul problema. L’obbligo del POS, su cui si stanno arrovellando i cervelli di ministri e sottosegretari, serve per davvero? I favorevoli sostengono che se un commerciante non consentisse di pagare con carta, verrebbe meno la libertà del consumatore di decidere come effettuare la transizione. Ed è vero. Ma ci sono due appunti: il contante è valuta legale e fintantoché la Banca Centrale Europea stampa le banconote di euro, tutti siamo tenuti ad accettarli in pagamento. Le carte di credito o debito (Bancomat) sono un servizio preziosissimo, ma non obbligatorio.

Niente POS? Vado via!

Tuttavia, così come un cliente deve avere il diritto di pagare in contanti, lo stesso dicasi di chi vuole pagare con carta. La libertà dell’uno e dell’altro deve essere salvaguardata. Come? Non con una legge dello stato sul POS obbligatorio, bensì grazie al mercato. Diciamoci la verità: quanti sono rimasti in giro i commercianti sprovvisti di POS? Pochi. Fino a qualche anno fa erano ancora in tanti. Non è che all’improvviso si siano innamorati dei pagamenti digitali, ma si sono semplicemente adeguati al mercato. Poiché una mole crescente di persone, anche ormai anziane, paga elettronicamente, risulta indispensabile per chiunque venda al pubblico offrire un servizio come il POS.

I commercianti che ad oggi non consentono ai clienti pagamenti digitali, probabilmente o ignorano il mercato e ne saranno travolti a breve o hanno deciso di concentrarsi su una sua nicchia, quella delle persone sprovviste di carta. Trattasi perlopiù di anziani, di persone con redditi bassi e senza conto corrente, nonché di immigrati. Se ancora prima di entrare in un negozio, mi accorgo che il POS non c’è e non posso pagare con carta, giro i tacchi e vado altrove. A perderci sarà il negoziante, non io. Le polemiche di queste settimane appaiono inverosimili. Come disse l’economista Charles Tiebout, la soluzione è “votare con i piedi”. E si rispetta la libertà di tutti.

[email protected]