La ricerca Skill revolution reboot condotta da Manpowergroup ha fatto luce sulle nuove possibilità nel mondo del lavoro offerte dall’automazione e la digitalizzazione, due fenomeni in crescita esponenziale nell’anno della pandemia. Anche in Italia la sfida del futuro sembra sia stata presa sul serio: Manpowergroup rileva come il 43% delle aziende sta accelerando sullo sviluppo dei processi di automazione, rispetto a una media mondiale che rimane attorno al 21%.

E se prima i lavoratori temevano che automazione e digitalizzazione potessero rappresentare la fine, oggi la situazione è molto diversa.

A questo proposito, è confortante il dato presentato dallo studio Skill revolution reboot: l’86% delle società che hanno avviato un processo di automazione aumenteranno o manterranno intatta il numero dei loro dipendenti.

Automazione, i settori in recupero

Prima dell’esplosione della pandemia i settori di finanza, assicurazioni e immobiliare si trovavano indietro. Oggi, invece, hanno raddoppiato i propri sforzi, al fine di rispondere presente alle nuove sfide lanciate dal post pandemia, in cui automazione e digitalizzazione giocheranno un ruolo sempre più importante. Dall’analisi di Manpowergroup viene messo in risalto il programma di digitalizzazione adottato da un numero crescente di aziende che fa parte di quei settori più restii all’automazione nell’era pre-Covid.

Competenze tecnologiche e pensiero analitico le chiavi del prossimo futuro

Uomini e macchine si suddivideranno al 50% le mansioni lavorative entro il 2025, secondo l’indagine Skill revolution reboot di Manpowergroup, al centro dell’approfondimento pubblicato dal Corriere della Sera e a cura della giornalista Irene Consigliere. Non solo, sempre entro il 2025 le aziende dei settori green economy, assistenza e Intelligenza artificiale richiederanno 97 milioni di nuove occupazioni, dando priorità alle soft skills come la comunicazione, il pensiero analitico, l’adattabilità, la gestione del tempo, le priorità, e la capacità di prendere iniziative personali. Al momento, in Italia, a investire sulle soft skills sono circa il 30% delle aziende, un numero destinato a crescere nel prossimo futuro.

Va detto che oltre all’intelligenza artificiale, un ruolo fondamentale per il mondo del lavoro lo avrà anche lo smart working, che ha già cambiato molti settori creando nuove tendenze di lavoro e di vita. Oltre ai vantaggi, infatti, il lavoro agile ha anche dei punti oscuri che non sempre sono stati considerati ma che potrebbero incidere sulla produttività del lavoratore.

Vedi anche: I danni dello smart working: come evitare gli effetti fisici negativi del lavoro agile

Il lavoro nell’era dei robot: le figure e i settori coinvolti

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