Nuove regole per il bagaglio a mano per chi vola negli Stati Uniti. La Transport Security Administration americana (TSA) dopo i liquidi ora regola anche i prodotti in polvere. Arriva l’estate e i viaggi verso gli States aumentano a dismisura ma per i viaggiatori arriva un’altra tegola da affrontare in merito alle nuove disposizioni sugli oggetti vietati in aereo.

Come cambiano le regole

D’ora in avanti ci saranno restrizioni anche per i prodotti in polvere, come ha fatto sapere la Transport Security Administration americana, che consiglia di imbarcarli in stiva.

Le nuove regole saranno in vigore dal 30 giugno e vanno a colpire quei prodotti nei contenitori più grandi di 350 ml (12 once) o una lattina di birra per fare un esempio più pratico, e solo sui voli diretti verso gli Usa dall’Italia e dall’Europa. Chi, insomma, ha la necessità di trasportare qualsiasi tipo di prodotto in polvere più grande delle dimensioni citate dovrà direttamente imbarcarlo in stiva. Ma quali sono, precisamente, questi prodotti? Proteine, caffè, cosmesi, talco ad esempio mentre dovrebbero essere esclusi, come riporta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, medicamenti, gli alimenti in polvere per bambini e le urne contenenti ceneri funerarie, così come i prodotti in polvere acquistati al duty free. La nuova regola in ogni caso potrebbe determinare più controlli, più tempo perso e ritardi, ecco perché il consiglio generale è quello di inserire direttamente i prodotti in polvere nel bagaglio da stiva.

Le ragioni delle nuove disposizioni

La decisione di fare controlli serrati anche sui prodotti in polvere è nata dopo l’attacco terroristico sventato in Australia che doveva basarsi proprio su materiale in polvere. Da qui la volontà di effettuare controlli ancora più serrati e di vietato l’imbarco a quei prodotti di natura poco chiara.

E il 21 luglio ancora stop nei cieli

Intanto per il 21 luglio si cercherà di scongiurare un’altra giornata nero a causa di uno sciopero dei voli che rischia di paralizzare le partenze dei vacanzieri.

Lo sciopero interessa i controllori di volo e tutti i principali centri di controllo italiani di Enav a Milano, Roma, Catania, Palermo, Brindisi, Lamezia Terme, Cagliari, Pescara, Torino, Venezia e Padova. Dito puntato contro gli uomini radar rei di bloccare i cieli europei, un tipo di protesta cresciuta del 300% e che ha comportato 5mila cancellazioni e una perdita di 13 miliardi di euro alle compagnie di Airlines 4 Europe (Aegean, airBaltic, Air France KLM, Cargolux, easyJet, Finnair, Icelandair, International Airlines Group (IAG), Jet2.com, Lufthansa Group, Norwegian, Ryanair, TAP Portugal, Travel Service e Volotea.

Il petrolio intanto mette a rischio 10% dei profitti del settore

La Iata, l’associazione internazionale delle compagnie aeree, nel suo meeting annuale, ha fatto sapere che il costo del lavoro e il dubbio petrolio potrebbero mettere a rischio i profitti del settore aereo. Lo scenario, insomma, dopo più di 10 anni di vento favorevole, potrebbe cambiare a causa del costo del petrolio sul totale dei costi operativi, un trend che potrebbe andare avanti fino al 2020. Molte compagnie aeree avevano chiuso l’anno con utili in crescita ma per quest’anno molti vettori non riusciranno a raddoppiare, piuttosto si prevede una calma piatta. Secondo Iata si parla di 38 miliardi di dollari di utili nel 2017 contro  33,8 miliardi di dollari previsti nel 2018, il tutto mentre crescono i passeggeri e si stima un fatturato a 834 miliardi di dollari.

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