Islam estremista non è solo Isis: i primi ad avere a che fare direttamente in Europa con i wahabiti sono i finlandesi ma è bene seguire gli sviluppi di questa vicenda anche dall’Italia perché non mancano i segnali d’allarme per una nuova corrente terroristica.

Islam in Europa: la questione wahabita

Ad Helsinki la protesta riguarda il progetto chiamato “Centro Oasi”, che punta a realizzare nella periferia industriale della città una moschea in grado di accogliere 1.200 fedeli con annesso centro culturale.

La mobilitazione anti-moschea non è solo di natura economica (ovvero legata ai finanziamenti): si teme che wahabismo possa affermarsi in Finlandia, e da lì in Europa, come frangia del fondamentalismo islamico.

Movimento wahabita: non chiamatelo Isis

Perché è bene conoscere questa sfaccettatura dell’Islam? Perché è proprio sulla disinformazione e “il fare di tutta l’erba un fascio” che si basa la strategia wahabita. Come ha fatto notare recentemente lo studioso Franco Cardini in occasione di una conferenza sull’argomento tenutasi a Firenze, “strategia dei wahabiti è semplice: sostenendo il terrorismo, si vogliono indurre gli europei e gli occidentali in genere a credere che tutto quanto l’islam ce l’abbia con loro. Le reazioni sconsiderate di alcuni nostri leader politici poi chiudono il cerchio: contribuiscono a loro volta a rafforzare l’idea che un dialogo pacifico sia impossibile e tendono oggettivamente a isolare l’Iran, il principale Paese a maggioranza sciita. Tra gli altri, il presidente francese Hollande e l’onnipresente Bernard-Henri Lévy – il filosofo a suo tempo sostenitore dell’intervento militare contro Assad – hanno enormi responsabilità per quanto sta succedendo in Siria”