L’emergenza coronavirus sta stravolgendo la vita di tutti noi, non solo dal punto di vista sociale ma anche economico. La normalità, quella che ci permetteva di andare a trovare i propri cari, di andare a cena fuori, in palestra, al museo o di viaggiare al momento sembra del tutto scomparsa e non è detto che tornerà come prima. 

Il ruolo della tecnologia

Secondo Francesco Daveri, economista e direttore del programma MBA della Sda Bocconi, come ha scritto di recente il Corriere, è ipotizzabile chiedersi  se ci sarà o meno il ritorno alla normalità ma sembra quasi logico che: “rimarrà probabilmente una qualche forma di restrizione auto imposta alle nostre abitudini”. 

Un primo modo di poter vedere il cambiamento è legato al ruolo della tecnologia, che dopo l’emergenza sta prendendo ancora più piede.

Se prima questa veniva utilizzata per fare acquisti online o collegarsi sui social, la reclusione forzata ha portato ad un aumento esponenziale anche in altri ambiti: gli studenti e professori la usano per fare lezioni online, sono cresciuti coloro che lavorano da casa e fanno uso dello smart working, giovani e anziani ora comprano online anche la spesa alimentare e potremmo continuare così all’infinito. Tutto questo porterà ad un cambiamento epocale che darà una spinta ancora maggiore alla tecnologia e all’e-commerce a discapito dei negozi fisici che per rimanere in vita dovrebbero specializzarsi in nicchie dedicate ad una specifica clientela. 

Anche il lavoro potrebbe cambiare

Il rischio è che, anche una volta che la pandemia sarà finita, a dover cambiare saranno per forza le abitudini delle persone a partire dai meeting aziendali, gli incontri al cinema, a teatro o nei ristoranti. La corsa allo smart working, parlando di lavoro, non è affatto da escludere secondo Daveri che sottolinea come: “Rendere più produttivo lo smartworking di massa vuol dire adeguare le competenze dei lavoratori e la strumentazione offerta”.

Ad oggi anche le riunioni di lavoro si sono digitalizzate e non è detto che il futuro sarà diverso per non parlare di altri ambiti come l’uscita per andare al supermercato, che potrebbe diventare una pratica sostituita dalla spesa online. Un duro colpo lo subiranno anche i settori degli eventi, intrattenimento e il turismo.

Nel caso del settore dei viaggi, una ripartenza sarà possibile solo quando tutto sarà davvero finito e non è da escludere che si potrebbe andare incontro a costi più alti, anche se ora si tratta solo di mere ipotesi. Al momento, Daveri sembra escludere un ritorno al turismo di massa verso luoghi lontani mentre potrebbe svilupparsi un turismo più locale, alla scoperta del nostro paese, un paese che dovrà fare i conti con una tecnologia sempre più presente e un’interazione umana sempre più limitata. A fine pandemia, insomma, la normalità a cui siamo abituati, a partire dal lavoro, la scuola, i viaggi, gli acquisti e le uscite in luoghi pubblici potrebbe mostrare un volto del tutto nuovo.

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