Il dibattito sullo stop alle aperture domenicali dei negozi divide lavoratori e clienti. Il nuovo governo Lega-5 stelle vorrebbe abolire il decreto “Salva Italia” varato dal governo Monti che aveva introdotto la liberalizzazione su questo fronte da parte dei negozianti. In parole povere i negozi dovranno restare chiusi la domenica e nei festivi o meglio aperti a turnazione con aperture del 25% dei negozi durante la domenica e i festivi. La questione è al centro del dibattito. Da un lato ci sono i lavoratori assunti con contratto regolare secondo cui questa decisione gioverebbe alla qualità della vita, dall’altra parte ci sono i lavoratori partita Iva secondo cui chiudere i negozi la domenica, quando potenzialmente si guadagna di più, sarebbe un danno economico.

40mila  posti di lavoro a rischio

Il vicepremier Luigi Di Maio, ha parlato in diretta su Facebook durante la fiera del Levante di Bari durante la quale ha confermato l’intenzione di approvare una legge entro fine anno che imporrà la chiusura dei negozi durante i festivi con delle turnazioni. “Bisogna ricominciare a disciplinare gli orari di apertura e chiusura. L’orario degli esercizi commerciali non può più essere liberalizzato come fatto dal governo Monti perché sta distruggendo le famiglie italiane” ha detto il ministro dello Sviluppo Economico.

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Secondo Federdistribuzione le chiusure dei centri commerciali di domenica metterebbe a rischio fino a 40mila posti di lavoro oltre che danneggiare i consumi già fermi. La domenica è il giorno in cui si guadagna di più dopo il sabato e obbligare alla chiusura sarebbe deleterio per i centri commerciali. Durante un’intervista al Corriere della Sera, Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione, ha parlato anche dei piccoli negozi favorevoli alle chiusure dei centri commerciali secondo cuiDal 2012, i piccoli esercizi che hanno chiuso sono l`1,9%: non mi pare una ecatombe considerando la crisi degli ultimi anni.

E poi non è con il ritorno al passato che ci si può difendere”.

Pare, insomma, che la decisione del governo abbia causato parecchio scompiglio tanto che già si parla di probabili tagli di posti di lavoro, fino a 50mila, a causa delle chiusure domenicali e l’impossibilità delle famiglie di poter fare la spesa la domenica. Secondo l’amministratore delegato e direttore generale di Conad, Francesco Pugliese, “La grande distribuzione occupa 450 mila dipendenti, le domeniche incidono per il 10% e quindi sicuramente avremo circa 40-50mila tagli. Ora quei 400 mila saranno felici di non lavorare, i 50 mila non so se lo saranno”.

Una condanna a morte per i negozi

Anche il Codacons si dice contrario sostenendo che questa legge favorirebbe solo il commercio online che incrementerebbe il giro d’affari del +2,7 miliardi di euro. Secondo Carlo Rienzi, presidente del Codacons, “Impedire ai negozi di lavorare anche nei giorni festivi, equivale a condannarli a morte. Per tale motivo il Codacons propone al governo di stabilire un numero limitato di domeniche in cui i negozi possono rimanere chiusi, differenziando tuttavia le date in base alla località, a seconda che siano città o luoghi di vacanza. Se l’esecutivo varerà la chiusura domenicale totale per tutti gli esercizi commerciali, il Codacons è pronto a scendere in campo con azioni legali a tutela di migliaia di piccoli negozi”.

Chi ci guadagna e chi è favorevole

La chiusura dei centri commerciali la domenica finirebbe per avvantaggiare il commercio online dunque, aperto 24 ore su 24 ma i sindacati si dicono favorevoli alla proposta. Filcams Cgil e Confesercenti hanno manifestato l’accordo con queste parole: ”Apprendiamo con soddisfazione la presentazione in Commissione Attività Produttive della proposta di legge della Lega, a prima firma dell’onorevole Barbara Saltamartini, che disciplina gli orari di apertura degli esercizi commerciali.

Era tempo di dare un segnale a migliaia di italiani, imprenditori e lavoratori, che aspettano un intervento correttivo sulla deregulation totale oggi in vigore”.

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