Il rialzo dello spread ce lo sta a segnalare: il costo del denaro sta rincarando. Siamo ancora a piccoli ritocchi, non certamente drammatici, ma sembra che il meglio sia alle spalle per chi voglia contrarre un mutuo a tasso fisso o ne abbia già contratto uno a tasso variabile. Il primo è agganciato all’Eurirs vigente per la durata del contratto. Ad esempio, per una scadenza a 20 anni siamo passati dal -0,02% di inizio anno allo 0,42% di qualche giorno addietro.

Nell’arco di neppure 10 mesi, quindi, l’Eurirs a 20 anni è salito dello 0,44%, circa mezzo punto percentuale.

E’ ancora molto basso, se si pensa che nel corso del 2018 era salito all’1,50%. Ma il trend appare chiaro. Invece, il mutuo a tasso variabile è agganciato perlopiù all’Euribor sulle varie scadenze. E prendendo in considerazione quella a 3 mesi, è rimasta sostanzialmente stabile in area -0,56%.

Su un mutuo a tasso fisso di 100.000 euro, a 20 anni e contratto per l’acquisto di una prima casa a Roma del valore di 200.000 euro, le migliori offerte attualmente impongono un costo annuo tra lo 0,86% e lo 0,99%. Nel caso di un mutuo a tasso variabile, le migliori offerte variano tra 0,37% e 0,59%. Questi numeri ci segnalerebbero quanto ancora le banche italiane non stiano caricando sui clienti i rincari. Se lo avessero fatto, rispetto all’inizio avrebbero fatto pagare per un nuovo mutuo a tasso fisso di cui sopra qualcosa come circa 5.000 euro di rate più pesanti nell’arco dei 20 anni di ammortamento.

Mutui a tasso fisso unici colpiti per ora

Come mai a pagare sembrano essere per il momento solamente gli intestatari di un mutuo a tasso fisso e non ancora di un mutuo a tasso variabile? L’Euribor risente dell’andamento del costo del denaro sul tratto breve (fino a 12 mesi) della curva. E il mercato non sta scontando alcun aumento dei tassi da qui ai prossimi mesi, anche se inizia a prevedere tassi overnight di 20 punti base tra un anno.

In ogni caso, resterebbero negativi dello 0,30%.

Sul tratto medio-lungo, invece, il rialzo dei rendimenti è evidente per l’effetto inflazione. I prezzi al consumo lievitano e il costo del denaro su prestiti di lunga durata non può che seguire. A farne le spese, per l’appunto, sono coloro che hanno i mutui agganciati all’Eurirs. Probabile, tuttavia, che le banche non si affrettino a stangare i clienti della stessa entità accusata dal rialzo dei tassi sul mercato. E questo per il semplice fatto che si erano riservate durante i cali un margine per evitare di erogare mutui a tassi troppo bassi, ampliando gli spread. Questi avevano impedito una discesa troppo drastica dei tassi, ma adesso dovrebbero agire nel senso opposto, facendo guadagnare tempo alla clientela intenta a prendere denaro in prestito o che l’abbiano già fatto a tasso variabile.

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