José Mourinho sarà il prossimo allenatore alla A.S. Roma. Il comunicato a sorpresa diramato ieri ha messo le ali alle azioni giallorosse, che hanno chiuso la seduta a poco meno di 32 centesimi, in rialzo del 21% su base giornaliera. In un solo giorno, il club capitolino ha visto salire il proprio valore a Piazza Affari di 34 milioni di euro. A queste quotazioni, sale a una capitalizzazione di quasi 199 milioni.

Un colpo di genio della famiglia Friedkin, la nuova proprietaria texana della società.

Mourinho alla Roma serve come scossa per un ambiente alle prese con enormi problemi finanziari. Del portoghese si hanno buoni ricordi in Italia, tranne che a Torino (chiedere alla Juventus). Nel 2010, fu determinante nel far vincere all’allora sua Inter la terza (e, ad oggi, ultima) Champions League. Il suo ingaggio sarà di 7 milioni di euro netti a stagione, per cui peserà a bilancio per 9,17 milioni. Senza la legge che dimezza la tassazione IRPEF sugli stipendi dei lavoratori assunti in Italia e che nei precedenti due anni avevano lavorato all’estero, la società avrebbe sostenuto oneri per oltre 3 milioni in più all’anno. In realtà, il portoghese percepirà altri 9 milioni dal Tottenham, al fine di arrivare ai circa 16 milioni netti attualmente percepiti in Inghilterra.

Rispetto all’ingaggio lordo percepito attualmente da Paulo Fonseca, Mourinho alla Roma costerebbe, comunque, circa 6 milioni in più. E sono tanti per una società che ha chiuso l’esercizio 2019/2020 con un fatturato di appena 141 milioni, in crollo verticale dai 232 milioni del precedente. Per quest’anno, i ricavi sono stimati in area 150 milioni. Ma cosa ancora più terrificante, le perdite sono state di 204 milioni, le più alte in Europa. Praticamente, la società ha incassato appena il 40% di quanto ha speso. Colpa del Covid, certo, ma al netto della pandemia la condizione finanziaria resta drammatica. L’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre scorso si attestava a 248 milioni, praticamente più di quanto la società valga in borsa e dello stesso fatturato pre-Covid.

Mourinho alla Roma per rianimare i giallorossi

Non possiamo che sperare che la famiglia Friedkin abbia una strategia ben precisa per chiamare Mourinho alla Roma. L’uomo è rinomatamente lo “Special One”. Più che un semplice allenatore, la sua figura eccentrica lo rende uno “showman” del calcio europeo. In un certo senso, chi lo ingaggia mette in conto ricadute anche sul piano della comunicazione e dell’immagine. Di tutto ciò avrebbe bisogno il club giallorosso, i cui ricavi commerciali incidono per appena il 4% del fatturato. Le stesse sponsorizzazioni si fermano a poco più del 12%, 17,4 milioni di euro nella stagione scorsa.

Dove la Roma va bene, invece, sono i ricavi da stadio. Furono di oltre 66 milioni prima del Covid, crollando a 26 milioni la scorsa stagione. I tifosi seguono sempre la “Magica” e da questo canale, riaperture permettendo, sono possibili ulteriori miglioramenti, vuoi in termini di afflusso, vuoi anche di rincari dei biglietti. Intanto, alla Roma Friedkin deve versare gli ultimi 60 milioni dei 210 milioni di aumento di capitale deliberato. Liquidità indispensabile per consentire alla società di andare avanti.

Ma Mourinho alla Roma non potrà verosimilmente permettersi alcun calciomercato di pregio. Già oggi, il monte-ingaggi lordo del club ammonta a 112 milioni, assorbendo i tre quarti del fatturato atteso. Troppo per chiunque, figuriamoci per una società che l’anno prossimo non accederà alla Champions League e, pertanto, rimarrà a bocca asciutta sul piano degli introiti garantiti dalla massima competizione europea. I tifosi dovranno sperare che Mourinho alla Roma riesca a mettere meglio a frutto le capacità della rosa che c’è. E che il suo arrivo catalizzi sulla Capitale quell’attenzione mediatica importante ai fini del marketing, dello sbigliettamento e dello stesso umore in campo e fuori dall’Olimpico.

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