Scontro tra il Milan e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, dopo che il club rossonero, secondo una ricostruzione di Milano Finanza, avrebbe inviato al secondo una lettera nei giorni di Natale, con la quale lo informava che, a far data dal prossimo 30 giugno, intende ritirarsi dalla joint-venture M-I Stadio srl, quella che gestisce lo stadio di San Siro. In pratica, via Aldo Rossi scioglierebbe unilateralmente la convenzione che lo lega a Inter e amministrazione del capoluogo lombardo, irritando i nerazzurri, che adesso temono per le ripercussioni negative sulla gestione dei servizi sportivi ed extra-sportivi dell’impianto.

Il sindaco ha evidenziato come il Milan avrebbe bisogno di un paio di mesi di riflessione per decidere in quali aree costruire lo stadio di proprietà (offerte Rogoredo e Porto di Mare), ma la società ha negato che abbia intenzione di lasciare lo stadio di San Siro, pur ammettendo di ambire a un impianto di proprietà. Quello attuale, tuttavia, verrà lasciato, spiega la società, solo a compimento di tutte le decisioni in merito.

Intanto, secondo Il Sole 24 Ore, oggi l’ad Marco Fassone e il direttore finanziario Valentina Montanari starebbero incontrando i vertici del fondo americano Elliott Management di Paul Singer. Il vertice sarebbe stato programmato da tempo e non presenterebbe, quindi, carattere straordinario. L’obiettivo del club resta lo stesso: ottenere entro la scadenza di ottobre il rifinanziamento integrale dei debiti per 303 milioni di euro, più gli interessi. Highbridge ha offerto il rifinanziamento solo dei debiti in capo alla società, pari a 123 milioni di euro, non anche dei 180 milioni più gli interessi all’11,5% della Rossoneri Lux, la holding che fa capo a Yonghong Li, il proprietario cinese. (Leggi anche: Milan, niente accordo con Highbridge sui debiti. Calciomercato di gennaio sottotono)

Le ipotesi sui debiti

A questo punto, il Milan studia due ipotesi.

Una sarebbe concordare con Elliott una proroga della scadenza, in modo da prendere tempo ed eventualmente percorrere nuove strade per il rifinanziamento. L’altra prevede la ricerca di un rifinanziamento integrale da parte di terzi. Pare che si affacci alla finestra la banca americana Jefferies. Senza una soluzione tempestiva, il 99,93% in mano a Li passerebbe nelle mani di Elliott, anche se lo scenario appare ad oggi poco probabile, visto che non sarebbe nell’interesse del fondo ritrovarsi a capo di una società sportiva.

Il consiglio di amministrazione del Milan del 16 gennaio farà il punto sulla delicata situazione finanziaria, mentre il direttore sportivo Massimiliano Mirabelli, nel rivendicare con orgoglio e senza tentennamenti il calciomercato estivo, spiega che esso sarebbe costato meno di quanto la stampa vada scrivendo, perché a fronte dei 230 milioni spesi, 70 sono stati incassati dalle cessioni, per cui il saldo è stato negativo per “soli” 160 milioni. Il ds ritiene che sul piano patrimoniale si sia trattato di un’operazione positiva, perché nonostante non tutte le risorse acquistate abbiano ad oggi dato il massimo del loro potenziale, nell’ipotesi “teorica” di una loro cessione, il Milan riuscirebbe non soltanto a incassare la stessa cifra spesa, ma persino a maturare plusvalenze. E rassicura che non saranno venduti giocatori a gennaio, al limite potrebbe esservi solo qualche cessione minore, mentre è stato chiaro su un punto: non ci saranno acquisti. E non poteva essere altrimenti, date le magre finanze e l’arrivo imminente della sanzioni UEFA.

A interpretare maliziosamente le parole di Mirabelli, sembra che con il calciomercato estivo di quest’anno potremmo attenderci qualche grossa cessione per fare cassa. Del resto, lo stesso è stato chiarissimo, quando auspicando che Gigio Donnarumma possa concludere la sua carriera nel club rossonero, ha aggiunto che “controvoglia qui non resta nessuno”. A buon intenditore …! (Leggi anche: Calciomercato, Milan: Bonucci non in vendita, ma per un attimo torna alla Juve)

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