Il Libano sarebbe “a pochi giorni da un’esplosione sociale”. Lo ha dichiarato il premier dimissionario Hassan Diab, secondo cui la popolazione starebbe perdendo la pazienza dinnanzi al collasso verticale dell’economia domestica. Con l’allentamento delle restrizioni anti-Covid in aprile, Beirut spera di attirare turisti stranieri, ora che è diventata nei fatti una meta per vacanze low cost.

Il PIL è crollato del 40% tra il 2018 e il 2020, scendendo a soli 33 miliardi di dollari. Oltre alla pandemia, il paese sta patendo una gravissima crisi finanziaria ed economica scatenata dalla fuga dei capitali sin dall’autunno 2019.

In queste settimane, l’aeroporto della capitale sta assistendo a un aumento del numero dei passeggeri in arrivo, ma siamo pur sempre intorno a 700 persone al giorno. E, soprattutto, stanno arrivando quasi esclusivamente emigranti, mentre di turisti stranieri neppure l’ombra.

Il Libano ha una popolazione di 5 milioni di abitanti e qualche milione di emigranti all’estero, alcuni dei quali ultra-noti. Parliamo del magnate messicano Carlos Slim, della cantante sudamericana Shakira e dell’ex capo di Nissan, Carlos Ghosn, agli arresti per una presunta truffa. Malgrado sia possibile trascorrervi vacanze low cost, in pochi stranieri stanno avendo voglia di visitare la ex “Svizzera del Medio Oriente”. Diverse le ragioni. Anzitutto, non rassicurano le tensioni sociali e politiche di questa fase, specie dopo l’esplosione al porto di Beirut di inizio agosto 2020.

Vacanze low cost, ma pochi turisti

Secondariamente, la drammatica crisi dell’economia libanese sta culminando in frequenti blackout per carenza di energia elettrica disponibile, così come in supermercati dagli scaffali sempre più vuoti per l’impossibilità di importare prodotti dall’estero. La banca centrale possiede scarse riserve valutarie e questo è un problema enorme per un paese che importa il 70% di ciò che consuma. Nel frattempo, il cambio al mercato nero è crollato di oltre il 90%. Servono 17.000 lire per un dollaro contro 1.510 del cambio ufficiale.

Si capisce bene perché l’inflazione a maggio fosse al 120%, pur in rallentamento dal 157% di marzo.

Gli emigranti incidono fino al 12,5% del PIL grazie alle loro abbondanti rimesse. E adesso sono diventati ancora più importanti in qualità di turisti. E tra ristrettezze economiche, restrizioni anti-Covid ancora attive, limitazioni all’uso delle carte di pagamento e l’impossibilità di accedere ai depositi in dollari, molti libanesi stanno rimanendo in patria per le vacanze, in un certo senso incrementando i flussi turistici e offrendo la speranza di un minimo sollievo per l’economia. Ma pensare che basti attirare qualche turista in più per risollevarsi è illusorio. La crisi del Libano è catastrofica, una delle peggiori della storia economica mondiale per ammissione della Banca Mondiale.

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