Si torna a parlare di ‘Mediocrazia’, un libro che ha avuto un grande successo in Francia e Canada, e decisamente meno in Italia. L’autore è un filosofo canadese di nome Deneault e per entrare immediatamente in medias res, ecco l’incipit: “Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia, niente di comparabile all’incendio del Reichstag e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato nessun colpo di cannone. Tuttavia, l’assalto è stato già lanciato ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere”.

Ma chi sono davvero i mediocri? E come funziona la Mediocrazia? Ma soprattutto: cosa fare per strappare il potere ai mediocri?

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La Mediocrazia o governo dei mediocri: ma chi sono?

Il primo elemento da sottolineare – dal momento che il termine potrebbe essere inteso in un senso un po’ semplicistico – i mediocri non sono gli incompetenti, anzi. Per ‘mediocre’ bisogna intendere colui che non è né incompetente né eccessivamente competente: il ‘mediocre’ deve essere una buona macchina da lavoro, deve saper ragionare intorno ai compiti tecnici che gli sono affidati, ma non deve andare oltre. Deve essere ingranaggio: cioè deve ‘funzionare’ ed essere ‘funzionale’, ma non deve mai inceppare il sistema ben oliato della Mediocrazia. Fondamentale nella produzione dei ‘mediocri’ è la scuola: ad esempio, se vogliamo utilizzare la categoria del filosofo canadese, la recente riforma renziana della ‘Buona scuola’ è mediocratica; cioè intende trasformare la scuola in una fucina di mediocri nel senso appena spiegato. Nessuna capacità critica, ma soltanto risoluzione del problema immediato, senza ragionare mai sui presupposti.

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I mediocri lavorano su rapporti informali: giocare il gioco – questa la Mediocrazia

Una delle attività preferite dai ‘mediocri’, nel senso che si dà nel libro, è quello che viene definito il ‘giocare il gioco’, cioè una tessitura di relazioni informali, basate sul tacere una cosa compiuta da uno, rivendicare qualcos’altro compiuto da un altro, e così via.

Si tratta, poi, di essere sempre a metà strada in ogni situazione lavorativa di un certo peso: non dare troppa ragione a uno né troppa a un altro, vedere dove va il vento e dirigersi in quella direzione. Se non fosse canadese, sembrerebbe proprio che stesse parlando dell’entourage di Matteo Renzi.

L’obiettivo del mediocre, lasciando la parola a Deneault, è “piegarsi in maniera ossequiosa a delle regole stabilite al solo fine di un posizionamento sullo scacchiere sociale”. Insomma, quello che un tempo si chiamava ‘conformismo’ e che è sempre, in un paese come l’Italia, l’anticamera della corruzione. Come funziona la politica e cosa ci attende in Mediocrazia?

La politica della Mediocrazia: su Thatcher e governance

Secondo il filosofo canadese, dal punto di vista politico, l’inizio della Mediocrazia la si può trovare nell’era Thatcher e, soprattutto, nella maniera in cui ha cambiato l’idea stessa del politico e della politica. Si tratta della ‘morte della politica’ e dell’inizio della ‘governance’: una politica a stampo liberista e neoliberista rappresenta soltanto una forma di gestione dell’immediato, senza alcun orizzonte di crescita per l’uomo; la politica rappresenta la forma mediante la quale l’uomo immagina la relazione con gli altri e la propria crescita in comune con quella di chi vive la medesima situazione, il modello thatcheriano di ‘governance’ rappresenta soltanto un metodo per creare ‘mediocri’ e sviluppare ‘Mediocrazia’: il politico deve applicare il modello del ‘problem solving’ (ma nell’immediato, anche a discapito del futuro), riducendo poi, attraverso gli strumenti di cui sopra, la maggior parte delle persone a piccoli consumatori ubbidienti.

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Che fare, allora? La Mediocrazia è quella che viviamo quotidianamente: quando uno studente a scuola o un paziente in ospedale è chiamato ‘utente’ e non ‘persona’, quando il programma politico di un partito di sinistra è identico a quello di un partito di destra (vedi Renzi in Italia o Macron in Francia), allora i mediocri hanno davvero vinto (cioè, chi li produce e gestisce). Che fare? Difficile rispondere: innanzitutto, comprendere che la politica non è gestione, ma orizzonte, non è il cieco presente dell’imprenditore che deve fare profitto, ma crescita umana; in secondo luogo, impegnarsi in tutti i contesti, dalla scuola alla sanità, senza cedere alla mediocrità di chi cerca soltanto il tornaconto personale. Facile? Per niente. Ma vale la pena sempre e comunque provarci.