Giorni di fuoco per il Manchester United, che all’inizio di questa settimana ha dato il benservito a Cristiano Ronaldo. Mentre l’attaccante portoghese si trova in Qatar per disputare i Mondiali di Calcio con la maglia del Portogallo, la società inglese ha reso nota la rescissione del contratto con effetto immediato. Una decisione presa dopo che CR7 aveva rilasciato una dichiarazione velenosissima contro la proprietà, accusata di avere scarso rispetto per la sua persona e per questo ricambiata con lo stesso trattamento.

La famiglia Glazer, che controlla il club per oltre i due terzi del capitale, intende vendere la propria partecipazione. Si tratta, come ha spiegato lo stesso club, di un processo che include anche nuovi investimenti e altre transazioni relative alla società.

Per il calcio inglese un’altra grossa notizia nel giro di pochi mesi. Prima c’è stata la vendita coattiva del Chelsea, in mano al magnate russo Roman Abramovic. Questi era stato inserito dal governo britannico nella lista nera per i suoi rapporti con il Cremlino. La cessione è avvenuta qualche mese fa per 4,25 miliardi di sterline, di cui 1,75 miliardi sotto forma di impegni ad investire nel club per i prossimi anni.

Ed è di qualche settimana fa la notizia che in vendita vi è anche il Liverpool, posseduto da un fondo d’investimento americano. Si specula su una possibile valorizzazione del club fino a 4 miliardi di sterline, sebbene sia probabile che alla fine il prezzo dell’eventuale cessione risulterà inferiore. E indiscrezioni in tal senso riguardano anche l’Arsenal.

Manchester United tra debiti e marchio forte

Il Manchester United è nelle mani della famiglia Glazer sin dal 2005. Dal 2012 è quotato al NYSE, dove capitalizza circa 2,8 miliardi di dollari. Dall’IPO di dieci anni fa a 14 dollari, le azioni prima dell’annuncio di questa settimana erano scese a 13 dollari, salvo schizzare nella seduta di mercoledì a 17 dollari.

Il problema è che i numeri finanziari non sono positivi. La società era oberata da 515 milioni di sterline di debiti al 30 giugno scorso, a fronte di ricavi per 583,2 milioni e una perdita netta d’esercizio pari a 115,5 milioni.

Sul piano sportivo le cose non vanno affatto meglio. Il Manchester United non vince la Premier League dal 2013 e non porta a casa un solo trofeo dal 2017. Dalla sua ha, però, una grande potenza del marchio, grazie ai suoi 1,1 miliardi di tifosi nel mondo. Tant’è che Forbes stima il valore del club in 4,6 miliardi di dollari (quasi 4,5 miliardi di euro), dietro solamente a Real Madrid e Barcellona. Il potenziale è enorme, ma lo storico club inglese è rimasto indietro in termini di risultati in campo, surclassati dal successo dell’altra squadra cittadina: il Manchester City.

Per non parlare della governance. Alex Ferguson è stato lo storico allenatore-manager del Manchester United tra il 1986 e il 2013. Da allora è stato succeduto da cinque manager: David Moyes, Luis van Gaal, José Mourinho, Ole Gunnar Solskjaer e l’attuale Erik ten Hag. La proprietà risulta invisa ai tifosi, delusi sia per gli insuccessi sportivi, sia per la partecipazione della società al tentativo di mettere su la Superlega con gli altri principali club europei. Nella primavera del 2021, i fan avevano chiesto la vendita del Manchester United e le dimissioni dei manager. A un anno e mezzo di distanza, stanno per essere accontentati.

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