Il discorso di Macron, in occasione dell’insediamento all’Eliseo, ha richiamato da vicino le caratteristiche classiche della grandeur francese: il mondo e l’Europa, secondo il neo-presidente, hanno bisogno della Francia, come colei che soltanto può portare in alto i valori di libertà e solidarietà. L’intero globo avrebbe, dunque, bisogno degli insegnamenti d’oltralpe, e Macron è lì per ricordare il ruolo che deve assumere la Francia come modello per il mondo. Al di là delle frasi di circostanza, il presidente ha anche sottolineato quali saranno le priorità: ‘liberare il lavoro’ (leggi: attuazione della loi travail con licenziamenti più facili e salari più bassi) e l’appoggio alle aziende.

Ed è proprio in questo clima, che vede il mondo del lavoro in Francia in crisi e in grave pericolo, che una fabbrica ha deciso di mettere in campo una protesta di ‘altri tempi’: occupazione degli stabilimenti, che potrebbero essere fatti saltare in aria perché ‘minati’ dagli stessi operai.

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I primi problemi per Macron: insediamento ‘spettacolare’, ma la Francia non è tutta con lui

La fabbrica GM&S di La Souterraine è in sciopero: rappresenta il cuore pulsante dell’economia di un’area non troppo sviluppata al centro della Francia. I 278 dipendenti rappresentano, di fatto, l’unica fonte di reddito dell’intera area. Gli operai hanno le idee chiare su come dovrebbe funzionare il mondo del lavoro: ‘che senso ha’ si chiedono ‘spostare la produzione di alcuni pezzi in Cina, risparmiando sì sul costo del lavoro, ma spendendo nel trasporto e in vista di un auto che deve essere venduta in Francia?’. La fabbrica, infatti, produce componenti per Peugeot e Renault e adesso è stata minata con bombole di gas: la minaccia è di far  saltare in aria tutto. Si tratta del primo grande problema per Macron: al di là degli annunci all’insediamento, il lavoro sempre più precarizzato è il vero tema da affrontare.

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Macron: la fabbrica vuole protezionismo o protezione sociale?  

I commentatori parlano di ‘protezionismo’ radicale da parte degli operai di La Souterraine: l’idea di fondo è che le componenti di un auto francese dovrebbero essere prodotte in Francia. In realtà, la questione è probabilmente più complessa e la spiega bene un operaio:

“Lo Stato francese ha dato miliardi di aiuti a Peugeot e Renault per difendere l’industria francese dell’auto. E adesso Peugeot e Renault, che hanno preso i soldi pubblici, si rifiutano di darci le commesse. Così veniamo presi in giro due volte: come contribuenti finanziamo i costruttori dell’auto e come dipendenti dell’indotto perdiamo il posto di lavoro. Assurdo”

Il problema, dunque, non è il protezionismo, ma la ‘protezione sociale’: si tratta di un discorso che abbiamo visto anche in Italia con il caso Fiat o con il caso Alitalia a breve: se lo stato interviene per salvare grandi aziende e fabbriche (come Peugeot e Renault in Francia), perché queste stesse de-localizzano, sfruttando i soldi dei contribuenti semplicemente per accrescere il proprio saggio di profitto?

Macron è ultra-liberista e amico delle banche e la sua linea di politica economica è stata chiarita anche durante il discorso di insediamento: insomma, i problemi, proprio nella Francia che è sempre stata la guida per i diritti dei cittadini, potrebbero crescere e chissà se non sarà l’altra Francia a insegnare qualcosa al resto d’Europa e al mondo intero.