Non è ancora corsa all’oro, ma è un fatto che dall’inizio dell’anno, il metallo abbia guadagnato quasi 150 dollari l’oncia, registrando un balzo del 14%. E fino al venerdì scorso, la crescita era stata di quasi 180 dollari. In queste ore, infatti, le quotazioni ripiegano di circa 30 dollari, in seguito alla risalita delle principali borse mondiali, dopo i crolli delle ultime settimane. La correlazione negativa tra oro e mercato azionario è nota da decenni. Quando gli investitori hanno paura di puntare sulla finanza, corrono a ripararsi in assets-rifugio, tra cui il metallo per eccellenza.

E nonostante dal record di oltre 1.920 dollari toccato agli inizi del settembre 2011 abbia perso il 37%, i dati dimostrano che in una visione di lungo periodo abbia offerto più soddisfazioni delle alternative disponibili.

Rendimento medio dell’8,5%

Dieci anni fa, il prezzo dell’oro era ancora sui 550 dollari, avendo registrato, quindi, un rialzo di ben il 120% fino ad oggi. Considerando che rispetto al mese di febbraio del 2006, l’euro abbia perso il 6% contro il dollaro, innalzando così il valore del metallo, espresso nella divisa americana, si ottiene che mediamente il rendimento annuo derivante dalla detenzione di oro nell’ultimo decennio sia stato dell’8,5%, nonostante la flessione dell’ultimo triennio. La percentuale è molto apprezzabile in sé, specie se si considera che negli ultimi anni si sta avendo a che fare con rendimenti pressoché nulli e bassi persino per gli investimenti in assets tipicamente più rischiosi. A titolo di confronto, si consideri che l’indice Stoxx 600, che raggruppa l’andamento delle principali società quotate in 18 stati dell’Europa, è rimasto stabile da allora ad oggi, esitando così un rendimento complessivo nullo. Quello reale, tenuto conto della perdita di acquisto della moneta in 10 anni, sarebbe negativo di almeno il 20%.      

Borse deludenti, malissimo Piazza Affari

E’ andata peggio a chi ha investito nella borsa italiana, che ha perso in un decennio il 55% del suo valore.

Chi avesse tenuto fermi i suoi risparmi a Piazza Affari avrebbe registrato una perdita media annua del 4,5%. A brillare in Europa è la Borsa di Francoforte, cha ha registrato un andamento del tutto speculare a quello di Milano: chi ha investito qui 10 anni fa si porterebbe oggi a casa un valore del 55% più alto, pari a un rendimento medio annuo del 4,5%. Male, invece, in Francia, dove la Borsa di Parigi ha esitato dal 2006 ad oggi un rendimento medio negativo del 2% all’anno. Nemmeno Londra ha fatto bene, anche se ha evitato per un soffio il segno meno. Resta il fatto che la City ha offerto un rendimento medio annuo poco superiore allo zero (+0,3%).

Nemmeno i bond eguagliano l’oro

Se dall’Europa ci spostassimo in America, scopriremmo che nemmeno Wall Street ha tenuto il passo con l’oro, avendo fatto guadagnare agli investitori una media del 3,7% all’anno dal 2006. Il Giappone, invece, non è andato oltre il -0,5%, nonostante il balzo della Borsa di Tokyo dalla fine del 2012 al dicembre dello scorso anno. Considerando gli investimenti sul mercato obbligazionario, la musica non cambierebbe granché: a titolo di esempio, i bond governativi dell’Eurozona con scadenze superiori ai 10 anni hanno reso mediamente il 7% all’anno, un risultato molto apprezzabile, ma che ugualmente non riuscirebbe a scalfire il primato dell’oro. Peggio hanno fatto, poi, le obbligazioni emesse dalle società non americane e con rating “non investment grade”, quelle che essendo considerate a rischio, dovrebbero rendere di più. Invece, al lordo dell’effetto cambio, la loro performance è di appena il 4% annuo.        

Quale futuro per quotazioni oro?

In molti si staranno chiedendo se, data l’estrema volatilità dei mercati finanziari in queste settimane, si avrà una nuova fase dell’oro.

I rialzi di questo primo scorcio del 2016 farebbero ben sperare, anche se bisogna fare i conti con alcuni elementi tendenzialmente depressivi delle quotazioni del metallo. Per prima cosa, l’inflazione resta bassa in tutte le principali economie, tanto da oscillare intorno allo zero in Eurolandia, mentre in paesi come Svizzera e Svezia si hanno reali minacce deflazionistiche. E il Giappone non riesce a uscire da un ventennio di deflazione e bassa crescita. Allo stesso tempo, la Federal Reserve ha avviato la prima stretta monetaria dal 2006, cosa che rappresenta un limite all’aumento dei prezzi dell’oro, che non offrendo cedole, diventano meno appetibili del mercato obbligazionario, in previsione di una crescita dei rendimenti. Per contro, l’instabilità finanziaria, la possibile marcia indietro della Fed sui tassi USA, lo scetticismo degli analisti per la performance dell’economia globale e alcune tensioni geo-politiche nel pianeta (Siria, Ucraina, Russia, Iran-Arabia, etc.) spingono i mercati alla prudenza, ossia a comprare beni-rifugio.