Silvio Berlusconi ha spiazzato di nuovo tutti quanti. All’età di 84 anni si sta ritagliando proprio in queste settimane una rinnovata centralità nell’arena politica. Prima, con il voto al quarto scostamento di bilancio, trascinando sulle sue posizioni anche Lega e Fratelli d’Italia; successivamente, annunciando la sua opposizione alla riforma del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), che in data 9 dicembre verrà messa ai voti in Parlamento. Nessuno avrebbe immaginato il cambio di posizione del leader di Forza Italia, nemmeno i suoi stessi deputati e senatori, molti dei quali sono andati su tutte le furie.

Gli “azzurri” fanno parte del PPE, il principale gruppo politico europeo e di cui massimo rappresentante è niente di meno che la cancelliera Angela Merkel. Il “no” di Silvio al MES non sarebbe secondario per gli equilibri nell’Europarlamento, tant’è che a Berlino non ci si capacita del suo perché.

Il governo Conte trema sul MES, lo sgambetto di Berlusconi: voterà contro

Fatto sta che un primo risultato già l’ex premier lo ha ottenuto: 69 tra deputati (52) e senatori (17) del Movimento 5 Stelle hanno redatto una lettera indirizzata ai vertici del partito, retto da Vito Crimi, per annunciare la loro contrarietà alla riforma. Un modo per segnalare al premier Giuseppe Conte che o cambia qualcosa per rendere l’accettazione più presentabile agli occhi della pubblica opinione, oppure rischierebbe di non disporre di alcuna maggioranza certa in Parlamento. Il punto è che Conte non può cambiare nulla, se non solo a livello di comunicazione.

Sul MES l’Europa ha investito capitale politico e un’eventuale bocciatura di Roma farebbe esplodere di rabbia i partner del nord, i quali ritengono di avere concesso anche troppo sull’ammorbidimento delle condizioni necessarie per accedere al Fondo salva-stati. Metterebbe in grossa difficoltà anche la BCE, che in questi mesi ha potenziato gli stimoli monetari di oltre 1.400 miliardi solo tra QE e PEPP, per non parlare delle nuove aste T-Ltro.

Di fatto, Francoforte ha consentito a governi come quello italiano di indebitarsi senza alcun problema sui mercati, anzi sostenendo i minori costi di sempre in piena pandemia e durante il collasso del PIL. All’estero, una bocciatura del MES proprio in questo momento verrebbe percepita come l’ennesimo capriccio di uno stato inaffidabile. Conte ne dovrebbe trarre le conseguenze. Agli occhi delle cancellerie europee, non sarebbe più un leader con cui perdere tempo a trattare. A Roma, sarebbe ugualmente finito.

Il vero obiettivo di Berlusconi

A cosa punta Berlusconi, fatto salvo che da Berlino e Bruxelles riceverà più di una telefonata perché voti a favore del MES? Il Cavaliere pretenderebbe la testa di Conte. Solo così si aprirebbe una nuova stagione politica, che gli offrirebbe qualche chance in più di risultare determinante in sede di elezione del nuovo capo dello stato. Berlusconi coltiva il sogno proibito di salire al Quirinale, ma con la sua pattuglia ormai ridimensionata di parlamentari e un centro-destra all’opposizione non può arrivarci. Né può pensare in queste condizioni di far eleggere un uomo a sé vicino o almeno non sgradito. Ha solo due modi per arrivare all’obiettivo: creare le condizioni per ottenere elezioni anticipate o sparigliare le carte. Il primo non sembra molto realistico, vuoi perché a sinistra nessuno farebbe cadere il governo per ricacciarsi all’opposizione e perdere il Quirinale, vuoi anche per la pandemia in corso e l’assenza di una nuova legge elettorale da adeguare ai minori collegi dopo il taglio dei parlamentari.

A questo punto, non resta che far saltare il governo per vedere l’effetto che fa. Mandato a casa Conte, l’M5S si scioglierebbe come neve al sole. I suoi rappresentanti in Parlamento sanno che andrebbero in grande maggioranza a casa e per questo accetterebbero qualsivoglia scenario, persino quello di un governissimo con Forza Italia dentro.

A quel punto, Berlusconi direbbe a PD e grillini: “volete i miei voti per evitare di tornare ad elezioni? Bene, la mia richiesta è che il prossimo capo dello stato lo eleggeremo tutti assieme”. E gli alleati di centro-destra? Non vuole che restino eventualmente all’opposizione, perché regalerebbe loro una vagonata di consensi. Il governissimo guidato da una personalità super-partes servirebbe proprio a mettere d’accordo tutti senza che nessuno formalmente si sporchi le mani. E una volta che il primo partito in Parlamento con un terzo dei seggi si sfarinerà, finendo alla mercé di chi gli offre di più, ogni scenario diverrà possibile, anche quello di una presidenza della Repubblica filo-berlusconiana o, addirittura, berlusconiana.

Berlusconi al Quirinale è uno scenario molto realistico, ecco perché

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