Che Natale sarà per questo strambo e terribile 2020? “Niente baci e abbracci” ha dichiarato il premier Giuseppe Conte, che ha rivolto nei giorni scorsi l’invito agli italiani a comportarsi con sobrietà. Non ci saranno veglioni, né cenoni e pranzi affollati presso le abitazioni private o nei ristoranti. Il lockdown, però, quasi certamente verrà allentato. Sappiamo che le restrizioni imposte con l’ultimo Dpcm rimarranno attive fino al 3 dicembre. Ma il miglioramento che inizia a percepirsi in alcune regioni sta aprendo uno spiraglio sul passaggio da rosso ad arancione per Lombardia e Piemonte, in particolare.

E spera anche la Toscana, mentre la Sicilia da arancione potrebbe passare a giallo. Per contro, la Puglia rischia il rosso e così anche la Basilicata.

L’ipotesi che sta prendendo piede nel governo sarebbe di allentare alcune restrizioni nelle settimane immediatamente precedenti il Natale, così da sostenere i consumi e rianimare alcune delle attività colpite dalle chiusure. Ai negozi verrebbe consentito di riaprire nelle regioni rosse e con orario massimo fino alle 22, mentre bar e ristoranti aprirebbero fino alle 18. Gli stessi centri commerciali diverrebbero nuovamente accessibili, mentre sugli spostamenti tra regioni per ora nulla sembra deciso. Se tutte per Natale fossero gialle, va da sé che il problema non si porrebbe, ma poiché appare obiettivamente difficile che ciò accada, servirebbe una misura che esplicitamente consentisse gli spostamenti per i ricongiungimenti familiari nei giorni festivi.

In ballo ci sono 10 miliardi di euro di consumi, che l’Italia non può perdere. La crisi delle attività commerciali è già troppo grave per poterci permetterci nuovi cali di fatturato. Oltre tutto, colossi online come Amazon rischiano di fare cassa a discapito del commercio tradizionale. Dopo il lockdown, resterebbero solo macerie.

Il boicottaggio di Amazon a Natale non servirà a salvare i negozi tradizionali

I dati dagli ospedali restano critici

Detto questo, il Natale 2020 non sarà come gli altri, quali che saranno le decisioni del governo e delle regioni.

I contagi giornalieri ancora viaggiano sopra la media di 35 mila al giorno e il numero dei morti, pur in apparente calo, resta nell’ordine degli oltre 600 al giorno. Affinché l’allentamento sia più deciso, servirà che l’indice Rt scenda almeno sotto 1 e che i posti letto occupati in terapia intensiva mostrino una dinamica rassicurante. Alla giornata di venerdì, oltre il 52% dei posti massimi disponibili risultava occupato da pazienti ricoverati per Covid, ma con percentuali che sfioravano il 90% in Lombardia e l’80% in Umbria. Numeri troppo alti per abbassare la guardia.

Gli esperti parlano di rischio “rebound” a gennaio, cioè la ripresa della crescita dei contagi e del numero dei morti. Nei fatti, in Italia come all’estero, già si guarda alla terza ondata, perché dopo i lockdown parziali o totali imposti in queste ultime settimane, un po’ tutti i governi si aspettano un certo rallentamento, già in corso, dei contagi. Ma finché dura l’inverno, la pandemia non darà tregua. Una volta che le restrizioni verranno allentate, rialzerà la testa. Si cerca di evitare il ripetersi dell’errore di questa estate, quando si passò da lockdown rigidi ad aperture un po’ troppo disinvolte e con controlli ovunque quasi inesistenti. Per questo, a tutti sarà consentito di tornare a casa per Natale, anche perché si vorrà offrire sollievo psicologico a una popolazione stremata da un anno a dir poco particolare. Ma non faremo il trenino nei ristoranti o nelle piazze per salutare il 2020 e accogliere l’anno nuovo.

Lockdown a Natale? Scordiamoci le tavolate ai pranzi, le chiusure ci saranno

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