C’è tempo fino a domenica 21 per partecipare gratuitamente alla “NFT Week” di Lugano, la settimana dedicata alla comprensione di un nuovo fenomeno legato al mondo delle crypto e divenuto popolarissimo quest’anno. Si tiene a Villa Ciani con esposizioni, eventi e workshop dedicati. La Svizzera non è nuova a simili iniziative. La città di Lugano ha lanciato l’app MyLugano, il token per i pagamenti LVGA Points e una propria “blockchain” chiamata 3AChain. E qualche mese fa, l’authority finanziaria FINMA ha autorizzato la Borsa di Zurigo alla creazione di un indice appositamente dedicato alle negoziazioni dei token digitali, chiamato SDX.

Ed è notizia di questi giorni che il think tank no profit 2B4CH stia raccogliendo le firme per indire un referendum sul riconoscimento dei Bitcoin nella Costituzione elvetica.

La Svizzera è da molti decenni un “hub” mondiale del sistema bancario-finanziario e adesso sta fiutando l’opportunità di trasformarsi in un polo attrattivo anche per il mercato delle crypto. Evidentemente, il paese alpino crede che questo business possa rappresentare il futuro dell’economia mondiale. Anziché snobbarlo o combatterlo, sta adottando un approccio liberale. E l’Italia? Può il Bel Paese diventare un punto di riferimento nel mondo per questo mercato? Se sì, come e in quali termini?

Crypto Smart si appella al legislatore

Lo abbiamo chiesto ai fondatori di Crypto Smart (www.cryptosmart.it), la prima piattaforma exchange italiana e con sede fiscale in Italia (Perugia). Il nostro non è tipicamente un Paese amico della finanza. Eppure, da noi nacquero le banche durante il Medioevo. E’ nostra la banca più antica del mondo ancora in attività, pur molto sofferente: Monte Paschi di Siena. Insomma, siamo stati la culla di quello che sarebbe diventato il cuore pulsante del sistema finanziario internazionale. Per questo, abbiamo chiesto agli esperti quali sarebbero le iniziative che l’Italia dovrebbe assumere per porsi all’avanguardia sul mercato delle crypto.

Questa la risposta di Alessandro Ronchi:
L’Italia deve diventare un hub delle crypto in Europa, in quanto le Università Italiane sfornano ingegneri di primo livello e questa innovazione tecnologica può consentire all’Italia di generare e ricchezza. Siamo convinti che un exchange come il nostro 100% italiano permetta di offrire un servizio di prima qualità rispetto ad exchange straniere, perché conosciamo le esigenze degli italiani e la fiscalità.
E Alessandro Frizzoni aggiunge:
Affinché l’Italia possa diventare un polo attrattivo per il mercato delle crypto, sarebbe necessario che il legislatore favorisse o almeno non ostacolasse la diffusione dei token tra i privati, che li considerasse un asset informatico per le famiglie e riconoscesse loro la possibilità concreta di impiegare parte della liquidità in essi. Deve esserci, insomma, una cultura ricettiva dei cambiamenti in atto. Sarebbe un impulso sia per la finanza che per il mondo della tecnologia, visto che nessun asset come le crypto riesce a coniugare i due aspetti al giorno d’oggi.