L’Italia ha gli stessi livelli di pil reale (al netto dell’inflazione) dall’inizio del Millennio, un fatto più unico che raro nel panorama delle grandi economie avanzate del pianeta. Eppure, se ci guardiamo indietro, per fortuna di passi in avanti ne abbiamo compiuti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Esattamente 70 anni fa, il pil nominale era ancora fermo a nemmeno 3,3 miliardi di euro, quasi 500 volte più basso di quello odierno. Tenendo presente che nel frattempo i livelli dei prezzi si sono moltiplicati di circa 49 volte, scopriamo che nel 1947, quindi, è come se in Italia vi fosse stato un pil pro-capite di 3.500 euro contro gli attuali oltre 27.000 euro.

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Negli ultimi sette decenni, il pil segnala una crescita media annua del 3,4%, mentre quello pro-capite del 3,2%, scontando un aumento della popolazione residente di quasi un terzo. Le differenze tra decennio e decennio, tuttavia, appaiono piuttosto vistose. Nel periodo 1948-’57, la crescita media annua del nostro pil è stata del 3,9%, ma è nel decennio successivo che si verifica quel boom, che in gergo è passato alla storia anche come “miracolo economico”, caratterizzato da un aumento medio annuo del pil del 6,3%. Già nel decennio successivo ancora, tra rallentamento dell’economia per via della crisi petrolifera e naturale “slowdown” seguente l’industrializzazione dello Stivale, la crescita rallenta al +4,2% e arretra ancora al +3,6% tra il 1978 e il 1987.

Il declino degli ultimi decenni

Percentuali da sogno, in ogni caso, visto che negli ultimi 30 anni non ci siamo nemmeno lontanamente avvicinati a quei ritmi: tra il 1988 e il 1997, la crescita reale ha tirato il freno a mano al +2,9%, ma tra il 1998 e il 2007, il primo decennio sotto l’euro, ci siamo dovuti accontentare di un più magro +1,8%. Nell’ultimo decennio, invece, causa crisi, si registra una contrazione media annua dello 0,9%, una decrescita tutt’altro che felice, per ironizzare sulle teorie pauperistiche in voga da anni tra settori non marginali del pensiero politico.

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Sempre in termini reali, dal 1947 ad oggi, il pil si è moltiplicato per 10,3, quello pro-capite per 7,75. In altre parole, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale eravamo più poveri mediamente come italiani di quasi 8 volte rispetto ad oggi. E’ come se un italiano di oggi si fosse dovuto accontentare di un reddito intorno ai 290 euro al mese. Certo, nascere poveri e vivere il boom segna psicologicamente in positivo la vita di un popolo, mentre nascere già “ricchi” e vedere inesorabilmente arretrare le proprie condizioni economiche forse ha un impatto devastante su ormai più di una generazione, spingendo al pessimismo, se non a un vero e proprio senso di impotenza.