Sarà che la hit dello scorso autunno “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana” le abbia portato fortuna, perché negli ultimi mesi l’ascesa di Giorgia Meloni nel panorama politico inter-nazionale sembra inarrestabile. Fratelli d’Italia è riuscita ad entrare nell’Europarlamento per la prima volta nove mesi or sono e da allora i consensi sono schizzati alla doppia cifra, fatto impensabile fino a poco tempo fa, non fosse che per il fatto di pescare nello stesso elettorato a cui punta la Lega di Matteo Salvini, stabilmente data dai sondaggi sopra il 30%.

Ma con la caduta del governo “giallo-verde”, l’appeal dell’ex ministro per la Gioventù nell’ultimo governo Berlusconi si è fatto più nitido tra gli elettori, ai quali non è sfuggita la “noiosa” coerenza di chi aveva da sempre avversato la nascita di alleanze con il Movimento 5 Stelle, invocando trasparenza agli alleati del centro-destra.

Con Forza Italia ormai al crepuscolo, la Meloni è diventata l’unico riferimento dell’area moderata in Italia (e come vedremo, non solo), ovvero di quanti non vogliano accasarsi con i leghisti. Domani, la 43-enne romana sarà negli USA, dove presenzierà al “National Prayer Breakfast”, evento annualmente organizzato dal Partito Repubblicano e a cui parteciperà anche il presidente Donald Trump. Non è escluso un faccia a faccia tra i due. Ricostruzioni di stampa non confermate sostengono che ella abbia incontrato di recente, e in gran segreto, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, praticamente l’emissario del Papa. Cosa si sarebbero detti non possiamo saperlo, ma quello che sappiamo è che la Santa Sede non ha mai aperto le porte a Salvini e lo stesso Parolin non ha risparmiato critiche al leader leghista, come quando mostrò il rosario al Duomo di Milano, prima delle elezioni europee.

Europa e Chiesa aprono a Salvini

Dulcis in fundo, sempre la Meloni sta trattando l’ingresso di Viktor Orban nel gruppo dei conservatori europei (ECR).

Il premier ungherese è dato, infatti, in via d’uscita dal PPE. Un attivismo, che contrasta con il vicolo cieco in cui sembra essere finito l’alleato leghista a Strasburgo, ancora membro della stessa formazione a cui appartiene Marine Le Pen. E le istituzioni comunitarie vedono come la peste la “dama nera” di Francia, mentre parte dei conservatori sostiene la Commissione von der Leyen, seppure non la componente di Fratelli d’Italia.

L’ascesa di Fratelli d’Italia

Il virus cinese, che in queste settimane sta generando allarme in tutto il mondo, ha rappresentato l’ennesimo piano sul quale la Meloni ha voluto distinguersi da Salvini. Non ha apprezzato i toni esacerbati usati dal secondo nel chiedere la chiusura delle frontiere per evitare il contagio e il messaggio è stato subito recepito dall’ex ministro dell’Interno, che guarda caso è corso ai ripari con una foto su Instagram che lo ritraeva mangiare cinese. In generale, la leader di FDI sta distinguendosi dalla Lega per toni moderati e per una sorta di atlantismo indiscusso. Non ci sono più da tempo gli elogi pubblici a Vladimir Putin, un terreno su cui è scivolato proprio Salvini da ministro e che avrebbe molto indisposto Trump.

I sondaggi dicono che la Meloni oggi risulta tra le figure più popolari in politica, dopo il premier Giuseppe Conte e lo stesso Salvini, senza chiaramente godere della stessa visibilità. Il suo partito viaggia all’11-12%, circa un terzo dei consensi della Lega, sommati ai quali verrebbe ampiamente superata la soglia del 40%. In teoria, Salvini dovrebbe dormire sonni tranquilli, perché nel caso di elezioni anticipate, nessun dubbio che il candidato premier del centro-destra sia lui. In teoria. Nella pratica, se passasse la legge elettorale di stampo proporzionale, le alleanze precostituite non ci sarebbero più, nascendo in Parlamento come ai tempi della Prima Repubblica.

Sondaggi politici, Salvini in caduta libera, Meloni scintillante

E negli anni Ottanta, il Partito Socialista con Bettino Craxi ottenne per la prima volta la premiership con l’11-12% dei voti, per coincidenza gli stessi di cui oggi viene accreditata FDI, contro una DC che veleggiava sulle stesse attuali percentuali della Lega. Perché in politica, i voti si pesano, non si contano. E la Meloni ne avrà (ancora) molti meno di Salvini, ma sembra possedere maggiori chance di entrare a Palazzo Chigi per il semplice fatto che la sua persona verrebbe valutata più positivamente dalle cancellerie straniere, oltre che da quel che resta di Forza Italia e dai mercati finanziari.

Il ruolo di Trump

A proposito di mercati, in un’intervista oggi rilasciata a Bloomberg, chiarisce il suo pensiero sull’euro: “l’Italia non dovrebbe uscirne”, rassicura, proponendo di cambiare ciò che di questa unione monetaria non va per i paesi che hanno perso entrandoci. In un articolo pubblicato ieri su Il Giornale, rivendica come riferimenti culturali Papa Giovanni Paolo II e Ronald Reagan, puntando alla difesa dell’identità nazionale, così come alla libertà d’impresa, alla riduzione delle tasse e della burocrazia e dicendosi un’ammiratrice di Trump, posizione quest’ultima ribadita nell’intervista odierna. Sono discorsi sostanzialmente simili a quelli di Salvini, ma con il vantaggio di non avere indisposto mercati e cancellerie europee nei 14 mesi di governo con i “grillini”, né Washington con posizioni filo-putiniane esternate grossolanamente e con scarso realismo politico.

La Meloni fuori dall’Italia si è ormai accreditata come figura di riferimento del mondo conservatore, che nulla ha a che spartire con posizioni estremiste. Salvini non è ancora parte di quel mondo e se volesse entrarci, come si vocifera da tempo che ambisca, dovrà passare proprio dal placet dell’alleata. Vedremo se l’incontro con Trump ci sarà, in ogni caso il legame con i repubblicani si rivela decisivo per le sorti della politica italiana.

Ricordiamo che a fine agosto bastò un tweet della Casa Bianca con tanto di sostegno esplicito all’amico “Giuseppi” per fare impennare le quotazioni del premier, in vista di un suo bis a Palazzo Chigi. Alla luce di quanto sta accadendo, inizia a sembrare chiaro che Trump non volesse elezioni anticipate e la quasi certa vittoria di Salvini. Perché? Forse, attendeva l’ascesa di una stella “sovranista” più affidabile dal suo punto di vista. E se con Giorgia l’ha trovata, chissà che il governo Conte-bis non duri poco.

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