Il mondo del lavoro è stato pesantemente investito dall’emergenza coronavirus. Moltissime aziende e attività commerciali sono in crisi o hanno subito perdite economiche ingenti. Ad avere la peggio sono stati ristoranti, bar, locali, turismo, trasporti ma anche il settore dell’intrattenimento, quello sportivo, cinema e spettacoli. Solo in Europa, il covid sta mettendo a rischio ben 60 milioni di posti di lavoro.

I lavori che ci rimetteranno di più

Secondo uno studio di McKinsey, “Safeguarding Europe’s livelihoods: Mitigating the employment impact of COVID-19, ad avere la peggio saranno tutte quelle persone senza laurea o quei dipendenti o professionisti con pochi guadagni e contratti a singhiozzo.

Si teme una nuova frattura sociale, dove il varco tra ricchi e poveri potrebbe allargarsi ancora. Lo studio ha evidenziato che i più danneggiati saranno i giovani e le persone con un basso livello di istruzione. In linea generale, chi opera in un settore dove si può lavorare anche in smart working sarà certamente meno colpito rispetto a quelle attività in cui è necessaria la presenza in sede come fabbriche o negozi.

Andando nel dettaglio del report, si legge che a rischiare maggiormente il licenziamento, il taglio dello stipendio o delle ore lavorate ma anche congedi non pagati, saranno i lavoratori impiegati nel settore vendite, customer service, ristorazione e turistico-alberghiero, retail, servizi alla comunità, costruzioni, arte e intrattenimento ma anche cuochi e attori. Guardando al titolo di studio e all’età, rischiano maggiormente i dipendenti non laureati rispetto a chi ha una laurea e un master e giovani fino a 24 anni, che sembrano avere più possibilità di perdere il lavoro rispetto a chi ha un’età maggiore. In sostanza, il rischio maggiore riguarda quei settori in cui è necessaria la prossimità fisica o dove la domanda è calata per effetto del virus.

I lavori dove si rischia meno

Quali sono invece le professioni dove si rischia meno? In base al report tutti quei lavori dove non è necessario stare vicino ad altre persone come giornalisti, architetti, contabili, oppure quei lavori dove si forniscono servizi essenziali quali medici, infermieri, conducenti di ambulanze, personale sanitario, polizia e forze dell’ordine in generale, chi opera nell’istruzione, nel comparto della produzione di cibo o del trasporto pubblico o più in generale i professionisti che operano nei comparti scienza, tecnologia, ingegneria, matematica, business e professioni legali.

Nel mezzo ci sono infine, operatori di macchine, lavoratori nelle costruzioni e psicologi.

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