Il coronavirus ha causato molti problemi ai lavoratori e ha contribuito all’impoverimento della popolazione. L’allarme era già stato lanciato dalla Banca d’Italia, che aveva già sottolineato come l’emergenza coronavirus abbia avuto un ruolo per le persone meno abbienti e che già soffrono della perdita di reddito. 

Le conseguenze sulle fasce deboli

Secondo uno studio di Vincenzo Galasso, docente all’Università Bocconi parte del Covid Crisi Lab e Martia Foucault di Sciences Po – Parigi, il costo della pandemia ha pesato sulle fasce deboli, in particolare su quelle meno istruite.

In linea generale, prendendo come riferimento campioni di persone da Australia, Austria, Brasile, Canada, Francia, Germania, Italia, Nuova Zelanda, Polonia, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti, i laureati, e chi percepisce un reddito maggiore, durante la pandemia hanno continuato a lavorare da casa mentre tra i diplomati questa modalità è rappresentata solo dal 24 per cento in Germania e il 33% in Italia. Grazie alla tecnologia alcuni tipi di lavori, oltre ad essere stati meno esposti, hanno potuto continuare anche da casa al contrario dei lavoratori manuali più esposti al contagio. 

La chiusura improvvisa delle attività non essenziali e le misure di distanziamento sociale hanno colpito soprattutto i lavoratori più fragili: quelli con contratti temporanei, con bassi livelli di istruzione e con lavori manuali. Neanche gli aggiustamenti adottati da molte imprese per rispondere al lockdown sono stati di grande aiuto per queste persone” ha detto Galasso. 

Più depressi e poveri

Il coronavirus non ha avuto impatti disastrosi solo per i lavoratori ma anche per le famiglie in genere. Secondo Coldiretti, la pandemia ha fatto salire di oltre un milione i poveri, famiglie che hanno avuto bisogno di sostegno per mangiare durante il periodo dell’emergenza. Tra i nuovi poveri ci sono anche coloro che hanno perso il lavoro. Il Mezzogiorno resta la zona più colpita con il 20% dei poveri che si trova in Campania, il 14% in Calabria e l’11% in Sicilia, ma anche un 9% registrato in Lombardia.

 

E non finisce qui, perchè oltre alla povertà, il coronavirus ha contribuito a rafforzare la depressione in molti soggetti. Si parla di un aumento fino a 200mila casi di depressi a causa del lockdown e della crisi economica che ha scatenato la perdita di posti di lavoro. Solo in Lombardia si sono registrati  150 mila persone con depressione maggiore: “Basso reddito e aumento della disoccupazione determineranno, secondo diversi studi, un rischio 2-3 volte superiore di ammalarsi” secondo Claudio Mencacci, Direttore Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale, ASST Fatebenefratelli-Sacco. Un problema che avrà anche un impatto sociale non indifferente. 

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