Il colosso francese dei media Vivendi si è detto disponibile a discutere con il governo Meloni circa il piano che questi intende implementare per arrivare alla creazione di una rete unica della fibra sul mercato italiano. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Alessio Butti, ha confermato che questa sarà la “priorità” del nuovo esecutivo, annunciando imminenti colloqui con tutte le parti interessate, CDP inclusa. Le negoziazioni sulle azioni TIM ieri sono state sospese in borsa per eccesso di rialzo.

In mattinata, dopo la ripresa delle contrattazioni segnavano un boom nell’ordine del 7,50% a 24 centesimi, dato massimo da metà agosto.

Azioni TIM su, ecco il piano Minerva

In appena tre settimane, le azioni TIM hanno guadagnato più del 40%, portando la capitalizzazione a oltre 5 miliardi di euro, +1,5 miliardi. Il boom è legato alla possibile implementazione del piano Minerva. Si tratta di un progetto del tutto differente da quello che aveva messo nero su bianco il governo Draghi. Anziché scorporare prima la rete dal servizio e poi acquisirla a prezzi esorbitanti, Fratelli d’Italia opta per il processo opposto: prima la nazionalizzazione della compagnia e successivamente lo scorporo per la successiva fusione tra la rete TIM e quella controllata da Open Fiber.

Gli analisti stanno apprezzando il piano Minerva per via delle sue implicazioni positive che avrebbe sul piano finanziario. Con molti miliardi di euro in meno del precedente piano Draghi, lo stato riprenderebbe il controllo della rete. L’iter sarebbe avviato con il lancio di un’OPA di CDP, già al 10% del capitale. Alle attuali quotazioni delle azioni TIM, pur scontando un premio del 20%, l’operazione si concluderebbe con 5-6 miliardi, ammesso che tutti gli azionisti aderissero all’offerta.

In parte essa sarebbe finanziata con la cessione delle attività in Brasile, che valgono sui 4,3 miliardi ai prezzi di mercato. Il resto arriverebbe dalla cessione delle attività relative ai servizi.

A quel punto, TIM rileverebbe la quota del 60% di CDP in Open Fiber, stimata in 3 miliardi di euro. Infine, si procederebbe alla fusione tra le due società, con conseguente creazione di una rete unica.

Rete unica e maggiore concorrenza sul servizio

Le azioni TIM salgono per via dell’OPA in arrivo, sebbene ancora il governo non abbia presentano alcuna offerta in tal senso. Il piano Minerva comporterebbe la nazionalizzazione della sola rete, mentre l’offerta del servizio rimarrebbe in mani private e si esporrebbe a una maggiore concorrenza dopo lo scorporo. Infatti, ancora oggi TIM detiene una quota di mercato superiore al 40% per la telefonia fissa e del 25% per quella mobile. Buona parte di tale successo le deriva dalla sua posizione di ex monopolista e controllante l’infrastruttura.

Lo scorporo metterebbe in moto meccanismi di maggiore competizione tra le compagnie, fatto salvo che lo stato si riprenderebbe il controllo della rete. CDP entrò nel capitale della compagnia agli inizi del 2018 con il rastrellamento delle prime azioni TIM su impulso dell’allora governo Gentiloni, intenzionato a non lasciare un asset strategico nelle mani di Vivendi. Di fatto già oggi può considerarsi una compagnia sotto l’egida dello stato, sebbene non formalmente e grazie a un asse tra CDP e fondi stranieri. Il piano Minerva farebbe chiarezza anche su chi possiederà cosa.

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