In Italia saranno vendute quest’anno 1,46 milioni di auto, solo il 5,7% in più del 2020 e in calo del 23,8% rispetto al 2019. Il Centro Studi Promotor stima in 1,5 milioni le vendite per l’anno prossimo, un dato che resta lontano dalla media dei 2 milioni precedente alla crisi finanziaria mondiale del 2008-’09, per quanto poco prima della pandemia ci fossimo avvicinati con 1,917 milioni.

E quel che maggiormente preoccupa è che sotto i 2 milioni di veicoli venduti, il nostro parco macchine continuerebbe ad invecchiare, quando già risulta il più anziano in Europa tra i mercati principali.

Nel 2020, le auto italiane avevano mediamente 11,8 anni, 1 anno in più della media europea. In Germania si scende a 9,5 anni, in Francia e Belgio a 9, mentre nell’Est Europa si sale drasticamente, con Romania, Estonia e Lituania tra 16 e 17 anni. Male anche la Grecia con 15,7 anni, mentre primeggia l’Austria con appena 8,2 anni.

Il dato di quest’anno ci spinge a credere che l’età media del parco macchine italiane salirà a 12 anni o più. Sarebbe un problema sotto due aspetti: sicurezza stradale e inquinamento. Veicoli vecchi sono meno sicuri su strada e inquinano di più. E’ evidente che l’anzianità delle auto italiane sia figlia di una stagnazione economica secolare. I redditi delle famiglie non crescono, il potere d’acquisto si è persino ridotto negli ultimi decenni e ci sono meno soldi per investimenti cospicui come l’acquisto di un ciclomotore.

Auto italiane troppe e inquinanti

Lo scorso anno, complice certamente la pandemia, abbiamo speso 124 miliardi di euro tra acquisti, carburante e spese di riparazione, il 20,2% in meno del 2019, qualcosa come oltre -31 miliardi. Ciò ha rallentato il turnover, con la conseguenza che ormai il 19% delle auto italiane ha almeno 18 anni. E oltretutto, secondo l’ACI circolano sulle strade del Bel Paese 885 veicoli per ogni 1.000 abitanti, il dato più alto d’Europa.

Questo significa che abbiamo un eccesso di vetture in circolazione, molte delle quali vecchie. L’ambiente ringrazia.

Cosa fare? L’Italia ha annunciato che dal 2035 non potranno essere più vendute anche nel nostro Paese auto con motore a combustione. Il futuro sarà ibrido ed elettrico. Una decisione che impatterà sulle nostre abitudini di acquisto già dai prossimi anni. Le case automobilistiche cesseranno di produrre veicoli con motore a combustione con largo anticipo, al fine di riconvertire le rispettive produzioni. Per gli automobilisti c’è il rischio che la transizione diventi dolorosissima, dati i prezzi ben maggiori delle auto ibride ed elettriche.

Le categorie invocano un sistema stabile di incentivi. L’alternativa sarebbe optare per i disincentivi, cioè per tasse ambientali (vedi “superbollo”) sui veicoli più inquinanti o l’aumento delle accise sul carburante, diesel in testa. Ma questa seconda soluzione colpirebbe gli automobilisti meno abbienti, di fatto alla guida di veicoli mediamente più vecchi. In Francia, una mossa simile nel 2018 provocò una lunga ondata di proteste ad opera dei cosiddetti gilet gialli. La difesa dell’ambiente sta a cuore a tutti, ma la differenza sta tra l’essere pragmatici e inseguire propositi utopici con il rischio di trasformarli in un incubo di massa.

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