Che la tecnologia cambierà molto il lavoro nel prossimo futuro è un dato certo che non sorprende più. Ne abbiamo parlato più volte in vari articoli:

 Come cambierà il lavoro nel futuro e quali competenze serviranno per rimanere a galla

Come i robot e la tecnologia cambieranno il mercato del lavoro: quale futuro per i lavoratori?

Il lavoro del futuro

Tra una decina di anni alcune figure andranno piano piano scomparendo, altre emergeranno e altre ancora nasceranno di pari passo con l’innovazione.

Tra le poche certezze il fatto che più della metà della attività che oggi un lavoratore svolge cambierà in maniera drastica. Il punto della situazione è stato fatto durante il «Forum sul lavoro del futuro e le nuove competenze», organizzato dal Sole 24 Ore in collaborazione con EY, che ha visto la partecipazione di nomi illustri di grandi aziende tech.

Il punto chiave resta lo stesso: come cambierà il mondo del lavoro e quale ruolo avrà  l’automazione in tutto ciò? Sicuramente, al di là dei dibattiti e le varie ipotesi in campo, è chiaro che l’arrivo dei robot andrà ad impattare fortemente sulle mansioni ripetitive ma la mano dell’uomo non ne risentirà del tutto. Ciò significa che l’automazione sicuramente potrebbe avere una ricaduta negativa per quanto riguarda quelle mansioni oggi svolte dall’uomo che potrebbero essere eseguite tranquillamente da una macchina ma si tratta di piccole percentuali.

Alla luce di ciò, per emergere, sarà sempre più importante avere le skills adatte. Già oggi soltanto coloro che hanno le capacità per competere in un mercato digitale e globalizzato hanno più opportunità rispetto a coloro che senza competenze specifiche possono ambire a posti a bassa qualifica, secondo le previsioni EY su dati Ocse e World Economic Forum. 

Il potere delle competenze miste

Nel prossimo futuro, insomma, serviranno competenze miste, non solo digitali ma anche tecniche e manageriali come ha fatto notare al Sole 24 Ore  Donato Iacovone ad di EY in Italia e Managing Partner dell’area Med  “il nostro Paese è imbrigliato in una trappola di bassa crescita e bassa competitività, dove le condizioni del mercato del lavoro, seppure in graduale miglioramento, dimostrano che una quota importante del capitale umano è inutilizzata”.

Si fa leva sulla carenza di investimenti, il primato delle Pmi e  la mancata specializzazione nei settori high-tech che invece potrebbero garantire un futuro.

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