Sta facendo discutere la storia di un imprenditore dell’Aretino, titolare di un panificio-pasticceria, alla ricerca da mesi di un fornaio, la cui paga mensile sarebbe di 1.100-1.200 euro al mese. Il protagonista della vicenda è Alessandro Canu, intervistato di recente dalla trasmissione Piazzapulita in onda su La7. L’imprenditore ha dichiarato che quelle poche persone presentatesi sono poi scappate nella notte o hanno mollato dopo pochi giorni. La motivazione era sempre la stessa: “Grazie per l’opportunità, ma è un lavoro che non fa per me”.

Non è la prima volta che storie simili hanno risalto mediatico e ci mettono di fronte ad alcune realtà amare.

Lavoro, giovani con poca voglia?

La questione affrontata da Piazzapulita ha avuto come tema principale il lavoro. Dalla vicenda dell’imprenditore Canu, che a fronte di uno stipendio da 1.100-1.200 euro al mese per un fornaio senza esperienza non riesce a trovare nessuno disposto a lavoratore per il suo panificio-pasticceria, la logica conseguenza sarebbe: il lavoro c’è, sono i giovani italiani a essere svogliati. Da un altro punto di vista però, bisognerebbe guardare anche l’altra faccia della medaglia: la retribuzione è adeguata al lavoro e all’orario richiesto? Il titolare del piccolo esercizio commerciale nell’Aretino ha affermato che “ci vorrebbero tanti psicologi”, senza dichiarare apertamente che ai giovani manca la voglia di lavorare.

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L’altra faccia della medaglia

Sono stati in tanti che hanno voluto esprimere la propria opinione sulla vicenda. La maggioranza dei commenti è stata contro l’imprenditore. Molti hanno scritto che 1.100-1.200 euro è una retribuzione inaccettabile, considerando che il fornaio è un lavoro da svolgere alla notte. La colpa, dunque, non sarebbe da attribuire alla scarsa voglia dei giovani, ma alle retribuzioni troppo basse assegnate a quest’ultimi. Chi ha ragione? L’imprenditore, il quale pone il problema di come non riesca a trovare nessuno (anche senza esperienza, lo sottolineiamo), oppure chi tra i giovani commenta che lo stipendio è troppo basso?

Verso il reddito di cittadinanza

A fronte delle difficoltà che spesso si incontrano nel mondo del lavoro, occorre una riflessione sul reddito di cittadinanza.

Quante offerte di lavoro saranno accettate da chi oggi è disoccupato? E se il caso del panificio-pasticceria dell’Aretino non fosse un fenomeno isolato ma diffuso nel territorio, cosa sarebbe del reddito di cittadinanza? Quale, eventualmente, sarà la risposta della politica dopo l’approvazione del decreto a metà gennaio? Domande che necessitano di una risposta, in molti casi già chiara.

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chiara.lanari@investireoggi.it