Torniamo a parlare di lavoro, disoccupazione e laurea un tema che pare vada per la maggiore in questi ultimi anni, considerando anche che alcune aziende americane di grande importanza hanno iniziato ad assumere dando meno importanza al pezzo di carta e più alle competenze vere.

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Tanti disoccupati ma conta anche la facoltà

Secondo i dati dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro 4 giovani di 30 anni su 10 con la laurea sono disoccupati o occupati ma con lavori per cui il famoso pezzo di carta non è necessario.

Prendendo come riferimento 1,7 milioni di giovani trentenni, il 19,5% è senza lavoro, un altro 19% fa un lavoro per cui la laurea non è necessaria. Il restante 61,5% lavora riuscendo a sfruttare il titolo.

Molto però dipende dal tipo di laurea e anche qui, come già visto in precedenti ricerche, è la facoltà universitaria frequentata a pesare. Si va dal 10% dei laureati in Medicina al 40% per i laureati in Lingue e Scienze Sociali. Su 287 mila laureati in lettere, filosofia, storia e discipline umanistiche, il 25% è disoccupato. Ancora una volta, quindi, il titolo conseguito sembra contare e appare chiaro, dati alla mano, che le lauree umanistiche partono svantaggiate rispetto a quelle tecniche e legate all’ingegneria, economia e via dicendo.

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E la busta paga?

A pesare poi anche la busta paga. Il confronto sembra infausto. Tra i giovani di età compresa tra 30 e 39 anni, i laureati guadagnano mediamente 1.632 euro, contro i 1299 euro dei diplomati e i 1139 euro di chi ha solo la licenza media. Ovviamente si tratta di dati a campione visto che non di rado la realtà può essere molto diversa e un diplomato può guadagnare di più di un laureato. Anche qui incide il tipo di laurea: un ingegnere percepisce mediamente 1.850 euro mentre un laureato in psicologia 1351, che è dunque uno stipendio medio di un diplomato, cifra che arriva a 1.869 per i giovani medici.

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