La crisi dello spread del 2011 fu orchestrata dalla Francia e dalla Germania contro l’Italia; si trattò di un vero colpo di stato contro il governo Berlusconi di matrice straniera. E’ la verità raccontata dall’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nel suo libro “Bugie e Verità”.

I fatti del 2011

L’analisi del responsabile del Tesoro fino al novembre 2011 parte dall’inizio di quell’anno, quando Tremonti racconta che l’Italia mise in discussione i fondi salva-stati, ossia l’allora Efsf, affiancato successivamente dall’ESM.

Il governo Berlusconi avrebbe chiesto che la partecipazione dei singoli stati ai fondi avvenisse non sulla base della grandezza delle rispettive economie, bensì delle esposizioni delle banche nazionali ai titoli tossici, causa scatenante della crisi finanziaria del 2008.

Questa proposta era particolarmente invisa al presidente francese Nicolas Sarkozy e alla cancelliera tedesca Angela Merkel, in quanto avrebbe imposto a Francia e Germania oneri di gran lunga maggiori, visto che le loro banche risultavano tra le più esposte al mondo ai titoli “subprime”. Per l’Italia, al contrario, sarebbe risultata vantaggiosa, dato che le nostre banche erano poco esposte a questi titoli.

Da allora, spiega Tremonti, guarda caso i nostri titoli di stato furono oggetto di vendite. Peraltro, ad onor del vero, esse furono scatenate proprio dalle cessioni di Deutsche Bank di BoT e BTp nei primi mesi del 2011, le quali segnalarono agli altri istituti quasi un pericolo imminente per i nostri bond sovrani, cosicché tutti iniziarono a disfarsene.

Insomma, l’attacco ai nostri BTp sarebbe stato ordinato a comando dai governi di Germania e Francia con il fine di fare cadere il governo Berlusconi, la cui opposizione alla costruzione dell’architettura del salvataggio finanziario degli stati in crisi (Grecia e Irlanda avevano già capitolato) era ritenuta pericolosa per i loro interessi nazionali.

La verità di Zapatero

Il libro di Tremonti arriva a circa un anno di distanza di quello pubblicato dall’ex premier spagnolo Luis Zapatero, che racconta in esso come a pochi giorni dalla caduta del governo Berlusconi, durante il vertice del G20, Italia e Spagna furono messe sotto pressione dagli altri governi, in particolare, da quelli di Germania e Francia, affinché ricevessero gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale e si riparassero sotto l’ombrello di quest’ultimo, accettando in cambio una sorta di commissariamento.

Non sapremo mai forse se le cose andarono effettivamente così, né sarebbe facilmente ipotizzabile che le banche straniere abbiano agito su pressione di uno o più governi. Ma su un punto le argomentazioni dell’ex ministro appaiono convincenti: non vi erano ragioni evidenti per cui i nostri titoli di stato avrebbero dovuto essere attaccati. In fin dei conti, sin dall’entrata dell’euro al 2010, la crescita in Italia era stata simile a quella tedesca e lo stesso rapporto tra deficit e pil risultava, data la situazione, abbastanza contenuto.

Eppure, nel 2011 si scatenò l’inferno finanziario contro l’Italia, mentre tre anni dopo, nonostante tutti fondamentali siano peggiorati, i BTp sembrano essere tornati agli antichi splendori, anzi, mostrando valori ai massimi storici.

 

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La tesi di Tremonti sarà pure ardita, ma ha il pregio di spiegare le vere ragioni delle frizioni tra Italia da una parte e Francia e Germania dall’altra. Gli scandali sessuali dell’ex premier centravano poco con i sorrisini di Merkel e Sarkozy in conferenza stampa congiunta. Forse, c’era la precisa volontà di evitare che le banche tedesche e francesi fossero richiamate alle loro responsabilità.