Ci sono due notizie sulla Superlega in questi giorni. La prima è che il governo Draghi si è ufficialmente schierato con la UEFA contro l’ipotesi di creare un circuito di calcio esclusivo e non meritocratico. Una decisione, che non avrebbe granché a che spartire con le reali vedute di Palazzo Chigi sul tema, quanto alla necessità di ricevere sufficienti appoggi in Europa alla candidatura dell’Italia per organizzare gli europei nel 2028.

La seconda notizia ce la riporta il Financial Times, secondo cui Juventus, Real Madrid e Barcellona stanno portando UEFA e FIFA dinnanzi alla Corte di Giustizia UE.

Dalle loro carte, si leggerebbe l’intenzione di adire il giudice europeo circa la liceità del divieto posto da Nyon alla nascita di un torneo alternativo del calcio in Europa. In pratica, i tre club “irriducibili” ritengono che la UEFA stia cercando di monopolizzare il mercato del calcio, il quale dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti un’industria e, in quanto tale, soggetta ai principi comunitari della libera concorrenza.

Superlega e libertà di mercato

In altre parole, i fondatori della Superlega credono che il calcio possa e debba essere sottoposto alla sentenza Bosman, quella che ha imposto la concorrenza nei servizi UE. La UEFA non avrebbe titolo per impedire a un altro soggetto di entrare sul mercato del calcio europeo. E questo incide per l’1% del PIL UE, per cui sarebbe evidente che si tratti di un’attività economica a tutti gli effetti. Non solo: la deroga al principio della concorrenza è permessa dal diritto comunitario solo in difesa di interessi generali primari. Quale sarebbe l’interesse da difendere nel caso specifico?

Una vittoria della Superlega in tribunale appare più che probabile, pur affatto scontata. La UEFA eccepirà di difendere il calcio nella sua qualità di sport fondato su principi meritocratici e sull’equità.

Certo, le sarà molto complicato dimostrare ai giudici cosa intenda per equità, se davvero tutte le squadre di calcio siano messe nelle medesime condizioni di partenza o, al contrario, alcune siano più uguali di altre. E anche se la Superlega vincesse, non sarebbe automatico che riuscirebbe a organizzare un torneo alternativo. Per prima cosa, Juventus, Real Madrid e Barcellona dovrebbero convincere altre 17 squadre a partecipare alla loro iniziativa. Le remore resterebbero tantissime, perché di fatto l’adesione implicherebbe l’uscita da Champions ed Europa League, ad oggi galline dalle uova d’oro per i club.

Il fattore Brexit

Il fattore critico sarà la politica. E’ stata la politica ad avere affossato la Superlega in aprile, per l’esattezza quella inglese ad opera del premier Boris Johnson. Downing Street minacciò i sei club aderenti di espropriare le rispettive proprietà straniere ed espellerle dalla Premier League. Perché tanto livore contro la Superlega? Qualcuno maligna che il nuovo torneo avrebbe assunto un significato “europeista” inviso a un noto esponente della Brexit. E perché mai sarebbe stata più europeista la Superlega dei campionati UEFA?

In realtà, la questione è molto più prosaicamente economica. La Premier League fattura qualcosa come 6,7 miliardi di euro in una stagione, il triplo della Serie A. Deve il suo enorme successo all’assenza di campionati nazionali ugualmente appetibili in Europa. Il concetto di Superlega minerebbe alle basi di tale appeal. Un gruppo di grandi squadre organizzerebbe un torneo autonomo, attirando ascolti, seguito e investimenti dai campionati, compresa la stessa Premier League, che senza le sei big (Manchester City, Manchester United, Chelsea, Liverpool, Tottenham e Arsenal) resterebbe ben poca roba.

Ora, immaginate cosa accadrebbe al calcio europeo se la Superlega vincesse in tribunale contro la UEFA. I governi comunitari non avrebbero più titolo per sproloquiare contro di essa, anzi sarebbero tenuti a uniformarsi alle decisioni della Corte di Giustizia.

Le resistenze delle società tedesche e francesi sarebbero molto minori, dati i requisiti legali dell’iniziativa. Infine, perché mai i governi dell’Unione Europea dovrebbero rinunciare alla soddisfazione di prendersi una rivincita contro Londra e la Brexit, colpendone la Premier League? Trasformerebbero una loro sconfitta giuridica in un apparente successo mediatico. No, la Superlega non è affatto morta. E i giudici europei avranno il bel da farsi per negare ai suoi fondatori la libertà di mercato invocata e tanto tutelata dai Trattati.

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