Il cambio tra sterlina e dollaro si colloca sopra 1,37, in rialzo dello 0,4% quest’anno e ai massimi da un mese. Contro l’euro, tasso sopra 0,84 e in rialzo di ben il 6% da inizio 2021. La valuta britannica si sta rafforzando sui commenti “hawkish” della Banca d’Inghilterra, i quali lasciano intravedere rialzi dei tassi d’interesse nei prossimi mesi. Gli analisti stanno scommettendo su una prima stretta monetaria nella primavera prossima, seguita da una seconda entro la fine del 2022. Attualmente, il costo del denaro resta fissato al minimo storico dello 0,1%.

Da qui a poco più di un anno, salirebbe fino all’1%.

L’inflazione è salita al 3,2%, ma dovrebbe portarsi al 4% alla fine dell’anno, il doppio del target dell’istituto. Il Regno Unito sarebbe così la prima grande economia ad alzare i tassi dopo la pandemia. La crescita dell’economia britannica è stata rivista al ribasso al +5,1% (-0,4%) per quest’anno da un sondaggio condotto da Bloomberg. Pesa la carenza di beni, tra cui la crisi del carburante, derivante sia dalle interruzioni delle catene di produzione nel mondo, sia particolarmente dall’implementazione della Brexit. Dopo che è stato impedito ai cittadini comunitari di continuare a fare ingresso nel paese come camionisti, mancano all’appello migliaia di addetti al trasporto delle merci.

Sterlina esposta alla Brexit

Nelle ultime settimane, gli analisti parlano di rischio stagflazione per Londra. Queste preoccupazioni sono riecheggiate all’interno della stessa Banca d’Inghilterra, dove più di un componente del board ha messo in guardia dal pericolo di alzare i tassi proprio mentre le cause dell’inflazione verrebbero meno. E tra gli stessi trader c’è chi scommette che la stretta finirebbe paradossalmente per indebolire la sterlina sul timore di una “gelata” per l’economia domestica.

Ad offrire sostegno al cambio, tuttavia, è il clima di maggiore collaborazione che di recente si è instaurato tra Londra e Bruxelles a proposito della Brexit.

La Commissione europea ha proposto a Downing Street la riduzione dei controlli tra le due Irlande dell’80%, un modo per affievolire i disagi alle frontiere e consentire i commerci senza grosse restrizioni.

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