Venerdì scorso, il cambio contro il franco svizzero ha chiuso in sostanziale parità, cosa che non avveniva dal gennaio 2015, quando la Banca Nazionale Svizzera (BNS) annunciò che non avrebbe più perseguito il cambio minimo di 1,20. La valuta elvetica si sta rafforzando per via della caccia ai “safe asset” sui mercati, scatenata dallo scoppio della guerra russo-ucraina. Viceversa, l’euro si sta indebolendo in quanto moneta dell’economia più direttamente colpita dalla fase bellica nel cuore dell’Europa.

La debolezza dell’euro si scorge anche contro il dollaro.

Sempre venerdì, la discesa sotto 1,10, ai minimi dal maggio 2020, cioè nel pieno della prima ondata dei contagi da Covid. D’altra parte, mentre la Federal Reserve si accinge quasi certamente ad alzare i tassi d’interesse al board di questo mese, la BCE potrebbe allontanare tale prospettiva, dato che la crescita nell’Eurozona rischia di spegnersi del tutto con la guerra.

E pensare che la BNS dal 2015 si sarebbe prefissa un cambio informale contro l’euro non inferiore a 1,05. Negli ultimissimi mesi, però, gli analisti si sono accorti che tale livello non sarebbe stato più difeso, forse perché un franco svizzero forte in questa fase serve all’istituto per mitigare l’inflazione. Non a caso, pur ai massimi dall’ottobre 2008, la crescita annuale dei prezzi elvetici a febbraio è stata del 2,2% contro il 5,8% dell’Eurozona e il 7,5% degli USA a gennaio.

Franco svizzero forte ora conviene a BNS

I depositi a vista presso la BNS sono solo leggermente aumentati nelle ultime settimane, a probabile conferma del fatto che il governatore Thomas Jordan non starebbe intervenendo in misura significativa per contenere la forza del franco svizzero. Per i consumatori dell’Eurozona, l’euro debole è una brutta notizia, perché implica un aumento ancora maggiore dei costi per i beni importati dall’estero. Ed essendo il nostro continente povero di materie prime, questo si traduce in rincari esplosivi per petrolio, gas, metalli industriali e persino derrate agricole come la farina.

Se questo giovedì, la BCE segnalasse in un certo senso di volere ugualmente iniziare ad alzare i tassi entro l’anno, per l’euro si aprirebbe l’opportunità di una parziale risalita, specie contro il dollaro. Tuttavia, è più probabile che Christine Lagarde si mostri prudente nel bel mezzo di una guerra dalle conseguenze finora non del tutto prevedibili, specie se la sua durata si prolungasse, stabilizzando ai massimi record i prezzi delle materie prime.

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