L’Irlanda esce formalmente dal programma di assistenza finanziaria della Troika (UE, BCE e FMI), dopo esserne entrata nel 2010 e avendo goduto in questi tre anni di aiuti per 67 miliardi di euro. E il premier Enda Kenny ha rifiutato gli aiuti precauzionali della BCE, accettando la sfida di tornare senza indugi a rifinanziarsi sui mercati dal mese prossimo. Lo stesso faranno le banche spagnole, dopo avere ricevuto aiuti indiretti dall’ESM nel 2012. Per loro, il ritorno sui mercati avverrà da gennaio.

 

Crisi Irlanda: tanti sacrifici prima di vedere la luce

Il caso irlandese rappresenta un successo per l’Eurozona e la Troika, l’unico al momento. E tutti i creditori lo hanno sottolineato, con Mario Draghi (BCE) a complimentarsi con Dublino, mentre il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha ribadito la forza dell’Irlanda sul fronte degli interessi e ha rimarcato come il paese disponga di scorte di liquidità.

Sulla stessa linea anche il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijesselbloem , il quale ha invitato Dublino  proseguire sulla via delle riforme.

 

Pil Irlanda in ripresa nell’ultimo periodo

L’economia della ex tigre celtica si mostra in ripresa. Il pil è cresce dello 0,4%, quando nel 2010 era in calo dell’1,2%. Lo spread è rientrato, passando dai 1.000 punti di tre anni fa ai 178 punti di oggi. In sostanza, un decennale irlandese rende una sessantina di punti in meno di un omologo italiano e spagnolo. La stessa disoccupazione si è riportata ai livelli precedenti la richiesta di aiuti, al 13%.

Questi dati ci dimostrano, quindi, che i programmi della Troika funzionano o meno sulla base di chi li realizza e della credibilità dei governi assistiti. L’Irlanda non è stata la Grecia, ha fatto meglio anche del Portogallo, che paga per lo più la paralisi istituzionale dettata da una Corte Costituzionale retriva. Ancora una volta, il Nord ha dimostrato di fare meglio del Sud.

Perché se l’Irlanda è stata l’anomalia dell’Eurozona, essendo l’unica economia nordica ad essere sottoposta al piano di assistenza, essa si è mostrata all’altezza del compito e si è distinta in positivo, attuando le riforme velocemente e risanando i conti pubblici in un clima di sostanziale condivisione politica. Tutti elementi che sono mancati altrove.

Il governo tedesco non ha fatto mancare il suo plauso, ma farà di più nella pratica, visto che la sua KfW assisterà l’economia irlandese. Trattasi di una sorta di cassa depositi e prestiti alla tedesca.

Frau Merkel non poteva essere più soddisfatta, perché l’ufficializzazione del successo di Dublino cade in settimane di fuoco contro la Germania, oggetto di critiche per la sua politica europea degli aiuti, in cambio di austerità, e per l’eccessivo avanzo delle sue partite correnti. In più, proprio in questi giorni è ripresa la trattativa tra la Troika e la Grecia per la concessione di un nuovo miliardo, in cambio di nuove misure di risanamento.

Atene ha confermato la propria indisponibilità a trattare, con le trattative che potrebbero dilungarsi fino a Natale. I tedeschi, nel mirino di tutti i partiti ellenici per l’inflessibilità con cui portano avanti la linea del rigore, potranno adesso mostrare un esempio loro favorevole e utilizzare il caso Irlanda come un imbarazzante paragone per un paese fallimentare come la Grecia.