
Ora che Beppe Grillo ha vinto, almeno dal punto di vista morale, le elezioni politiche si inizia a scoprire che il Movimento 5 Stelle ha un programma. In rete è cliccatissima la rubrica Grillonomics in cui si parla, tra le altre cose, di un tema attuale e scottante come la riforma delle pensioni. Gli interventi che il Movimento 5 Stelle ha in mente sono di ampia portata.
Tetto alle pensioni d’oro per finanziare il reddito di cittadinanza
La priorità del programma del Movimento 5 Stelle è l’introduzione del reddito minimo garantito. (Reddito di cittadinanza: ecco dove Beppe Grillo troverà i soldi) Il progetto è quello di creare un fondo tagliando le pensioni d’oro e i privilegi non meritocratici dei lavoratori pubblici. L’ex comico genovese ha sempre criticato l’innalzamento dell’età pensionistica voluto, da ultimo, dalla riforma Fornero. Spulciando a ritroso nel blog di Beppe Grillo si trova addirittura un post, dal titolo “Pensione a 70 anni” datato 8 giugno 2010 in cui l’autore anticipa quello che sarà uno dei cavalli di battaglia del M5S: “in pensione si può andare a 60 anni“, stabilendo “un tetto massimo pensionistico a ogni italiano, ad esempio 2.500 euro” e riconoscendo “a ogni pensionato una pensione commisurata a quello che ha realmente versato“. In sintesi quindi si propone un sistema contributivo puro con un capitale massimo di 2.500 euro. Al momento infatti la differenza è pagata dai giovani, che forse una pensione non la vedranno mai. E se la cifra massima del tetto pensionistico è soggetta a variare, in base anche all’adeguamento con il costo della vita e ad altri fattori di sostenibilità finanziaria, il concetto di fondo non cambia.
Beppe Grillo pensioni: l’ispiratore del M5S ci aveva visto giusto
Grillo ribadisce il concetto il 26 agosto del 2011 nel post “Non è un paese per pensionati” insistendo sulla frustrazione dei giovani che pagano pensioni per gli altri senza la sicurezza di avere un giorno lo stesso diritto.

Settimana lavorativa corta: fino a 20 ore
Tagli anche alle ore di lavoro. Il percorso sarebbe graduale ma l’obiettivo finale è la settimana lavorativa di 20 ore. Grillo prende ispirazione dal modello tedesco, dove si discute sulla riduzione della settimana lavorativa a 30 ore. La critica è: se nessuno lavora chi produce reddito per le pensioni? Va detto però che la riduzione dell’orario lavorativo di un dipendente potrebbe verosimilmente rappresentare la possibilità di assunzione per un disoccupato.