Lunedì 9 novembre è stata a suo modo una data storica per il mondo contemporaneo. La casa farmaceutica americana Pfizer ha annunciato che il vaccino anti-Covid in corso di sperimentazione insieme alla tedesca BioNTech ha esitato un tasso di efficacia del 90%, nettamente superiore al 50% minimo richiesto dalle autorità americane per autorizzarne la distribuzione sul mercato. La reazione degli investitori è stata immediata e irruenta. Le borse sono volate, chiudendo con rialzi anche del 5-6%, mentre i capitali sono fuggiti dai “safe assets” e si sono diretti verso titoli più rischiosi.

Oltre alle azioni, ne hanno beneficiato le obbligazioni ad alto rendimento, mentre sono state penalizzate quelle più sicure, come i titoli di stato, specie americani. Male l’oro, crollato sotto i 1.900 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha guadagnato fino al 10%, con il Brent a dirigersi verso 45 dollari.

L’eccitazione non è difficile da capire. Con il vaccino alle porte, le economie usciranno tra pochi mesi dall’incubo dei lockdown e potranno avviarsi stabilmente alla ripresa. Ma la notizia del vaccino rischia di trarre in inganno. Per prima cosa, l’Europa è in piena emergenza da seconda ondata di contagi e l’annuncio di Pfizer non cambia il presente. Prima che le prime dosi arrivino sugli scaffali delle farmacie, passeranno verosimilmente almeno 6 settimane.

Perché la speranza di un vaccino presto deve metterci apprensione in Italia

La Food and Drug Administration dovrà accertare, anzitutto, i dati che Pfizer le invierà. Avrà 10 giorni di tempo per farlo. A quel punto, dovranno trascorrere altri 10 giorni dal momento in cui i pazienti sottoposti alla sperimentazione hanno ottenuto la seconda dose del vaccino. E bisognerà confrontare i dati con quelli ottenuti dai pazienti ai quali sia stato somministrato un placebo. Se tutto va bene, a fine dicembre saranno disponibili le prime dosi. Quanto alla commercializzazione di massa, però, i tempi appaiono ben più lunghi.

In realtà, più che alla sola Pfizer dovremmo guardare anche all’esito delle altre principali sperimentazioni in fase avanzata, tra cui Moderna. Questa utilizza la stessa tecnologia. Solo se più case farmaceutiche riuscissero entro le prossime settimane a far registrare il loro vaccino, entro la fine dell’inverno avremmo a disposizione sufficienti dosi per tutelare almeno la parte più sensibile della popolazione mondiale.

Per la BCE si torna allo scenario base

Ma a farci capire che i mercati avrebbero compiuto il passo più lungo della gamba ci ha pensato la tedesca Isabel Schnabel, che è consigliere esecutivo della BCE. Intervistata qualche giorno fa, ha dichiarato che con la seconda ondata di contagi, le prospettive per l’economia sono peggiorate, aggiungendo che la notizia del vaccino ci ha riportato allo “scenario di base”, nel senso che già

“era stato formulato alla metà di quest’anno e che prevedeva che un vaccino fosse distribuito nel 2021. Quindi, se vogliamo, per noi non si tratta di un ‘game changer’ nel mondo in cui i mercati lo hanno inteso”.

Che cosa vuole dire Frau Schnabel? Semplice. Le previsioni di crescita per il 2021 contemplavano già l’arrivo di un vaccino. I mercati si starebbero riscaldando, quindi, alla luce di quella che non sarebbe una vera novità sul piano delle proiezioni macro. A dicembre, scopriremo se la BCE le avrà riviste e in quale direzione rispetto a settembre. Ad oggi, l’unica certezza sarebbe che la seconda ondata di contagi infliggerà un colpo sul quarto trimestre, accentuando il calo del PIL nell’intero 2020 e ritardando la ripresa dell’economia nell’Eurozona. I lockdown, quelli già imposti e quelli che arriveranno, ci saranno indipendentemente dal fatto che nei prossimi mesi inizieremo ad avere il vaccino anti-Covid. E questo il mercato lo starebbe dimenticando, guardando troppo in là.

Il Brent, infatti, dopo non si smuove dal range 40-45 dollari, segno che dopo la sbornia si è tornati parzialmente con i piedi per terra.

Per contro, le dichiarazioni della tedesca sembrano andare nella direzione auspicata dai più, quella di fare intravedere nuovi stimoli monetari al board di dicembre. Perché se è vero che lo scenario di base contempla il vaccino e resta gravato da una ripresa solo parziale dell’economia per il prossimo anno, difficile che la BCE non intervenga a ulteriore sostegno dei governi. Certo, in sé la Schnabel ci vorrebbe dire che starebbe venendo meno lo scenario peggiore ipotizzato in queste settimane di boom dei contagi, ma sembra poco per vedere roseo già a partire dai primi mesi del 2021.

L’impatto del vaccino sui BTp e perché non ci sarebbe molto da festeggiare

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