Il Parlamento di Atene ha approvato il Memorandum d’Intesa siglato tra la Grecia e i creditori pubblici (UE, BCE e FMI), condizione preliminare per l’approvazione del nuovo piano di salvataggio da 85 miliardi in 3 anni da parte dell’Eurogruppo, che questo pomeriggio terrà una riunione ad hoc dall’esito non scontato e che potrebbe limitarsi ad erogare un prestito-ponte da 6 miliardi, stando alle indiscrezioni rilanciate dalla stampa tedesca. Ebbene, con l’accettazione delle condizioni annesse al varo dei nuovi aiuti, cambia immediatamente il sistema previdenziale ellenico, che ad oggi ha consentito ai greci di andare in pensione anche dai 50 anni in poi.

Da oggi, invece, i lavoratori potranno andare in quiescenza progressivamente fino a 67 anni entro il 2022, oppure a 62 anni con 40 anni di contributi. Chi deciderà di ritirarsi prima dei 67 anni dal lavoro con la pensione minima, questa scenderà sotto i 200 euro al mese, senza ottenere alcuna integrazione pubblica e percependo così un assegno legato solamente ai contributi versati , mentre chi lo farà a 67 anni o dopo, potrà ambire a un assegno di almeno 483 euro, comprensivo dell’integrazione dello stato. Quanti, stando alle norme attuali, potevano andare in pensione a 50 anni, dovranno aspettare altri 5 anni, mentre chi vorrà farlo prima dell’età pensionabile, con almeno 40 anni di contributi, si vedrà aumentare ogni anno di 12 mesi il numero di questi ultimi necessari. Ulteriori tagli ai sussidi pubblici sono previsti per polizia, pompieri, marinai, lavoratori portuali, ingegneri, notai e avvocati.   APPROFONDISCI – Grecia, Tsipras promette più sforzi alla Merkel. Ecco la bomba sociale che nega l’accordo  

Pensioni Grecia, spesa dimezzata

Con queste misure, la Grecia dovrebbe risparmiare nei prossimi 3 anni 48,5 miliardi di euro, mentre dal 2017 sono attesi risparmi annui per 28,5 miliardi all’anno. Se questi numeri potrebbero non dirvi molto, a prima vista, tenete presente che un punto di pil è pari ad appena 1,8 miliardi, per cui si stanno ipotizzando sin da subito risparmi pari a circa l’8,5% del pil e nel medio-lungo termine al 16% del pil attuale.

Considerando che la spesa previdenziale ellenica si attesta complessivamente a circa il 17% del pil, ciò equivale a dire che le misure appena varate dal Parlamento mirano a dimezzare l’incidenza delle pensioni sul prodotto interno lordo del paese. Si tenga anche conto del fatto che i risparmi ipotizzati sarebbero pari alle somme che lo stato ogni anno versa alle casse previdenziali, attingendo alla fiscalità generale, a causa dell’insufficienza dei contributi versati dai lavoratori, che coprono appena la metà dell’intera spesa per le pensioni.   APPROFONDISCI – La Grecia non presenterà nuove proposte all’Eurogruppo, è scontro sulle pensioni  

Crescita Grecia non reale, l’economia cede ancora

Questa riforma, per quanto draconiana, renderebbe sostenibile il sistema pensionistico ellenico, finora il più squilibrato d’Europa e uno dei più generosi e squilibrati al mondo. Ma sarà veramente in grado la classe politica di Atene di trasformare tali norme in atti concreti o si limiterà a ricevere gli aiuti europei per rimettere nuovamente tutto in discussione in autunno? E quale sarà l’impatto sul pil di una riforma, che punta a sottrarre nell’immediato redditi per oltre 16 miliardi all’anno? Assisteremo a un avvitamento dell’economia su sé stessa? Nel frattempo, godiamoci la “bella” notizia del ritorno alla crescita della Grecia, pubblicata dall’Elstat di Atene. Nel secondo trimestre, il pil è cresciuto dello 0,8% sui primi 3 mesi dell’anno e dell’1,4% su base annua. Ma attenzione a gioire. In primis, perché i dati coprono l’andamento dell’economia fino al 30 giugno scorso, ma non possono ancora fotografare gli effetti nefasti che sin da luglio hanno comportato i controlli sui capitali, i quali hanno decimati i commerci, le transazioni, facendo balzare il numero dei posti di lavoro “distrutti” nel mese ai massimi da 15 anni e lasciando sprofondare il Pmi manifatturiero al record minimo di 32 punti (50 punti segna il confine tra crescita e contrazione dell’attività).

Secondariamente, perché gli economisti ritengono che parte di questo inatteso balzo potrebbe essere conseguenza di un aumento dei consumi dei greci, i quali avrebbero accelerato la spesa, in attesa dei prevedibili disagi conseguenti agli attesi controlli sui capitali. Infine, la crescita è stata solo statistica, non reale. Il pil è “cresciuto” dello 0,8% congiunturale, ma semplicemente perché nel frattempo i prezzi sono diminuiti dell’1,5%. In sostanza, il pil nominale si è ridotto dello 0,7%.   APPROFONDISCI – Grecia, è allarme sull’accordo e il piano Tsipras potrebbe peggiorare l’economia