Se ci fosse ancora qualche dubbio sulla demenziale politica estera dell’Italia, questa settimana la Germania ce lo ha tolto. Angela Merkel, che da due settimane ha ottenuto il quarto mandato da cancelliera, ha dato il via libera al progetto North Stream 2, che consentirà alla Russia di portare gas all’Europa attraverso il Mar Baltico, evitando il passaggio dall’Ucraina. Il gasdotto avrà una capacità massima annua di 55 miliardi di metri cubi. I lavori per la costruzione inizieranno questa primavera e dovrebbero concludersi entro la fine dell’anno prossimo.

Furiosi i partner polacchi e baltici, che ritengono che il progetto rafforzerà la dipendenza dell’Europa dalla Russia. Malumori anche a Londra, dove il Partito Conservatore ritiene l’ok della cancelliera”una grande vittoria per il Cremlino”.

In realtà, a dovere essere furiosi dovremmo essere proprio noi italiani. Il perché si fa presto a capirlo. Il North Stream 2 viene battezzato in sostituzione del South Stream, i cui studi iniziarono già nel 2006 e che prevedeva la costruzione di un gasdotto, che dalla Russia avrebbe rifornito di energia l’Europa attraverso il Mar Nero, passando da Bulgaria, Grecia, Turchia e attraverso il Canale di Otranto nell’Adriatico, arrivando fino in Austria, dove sarebbe avvenuto lo smistamento.

Cos’è successo? Saipem, che avrebbe offerto la sua tecnologia nella realizzazione dell’infrastruttura, fu costretta dall’allora governo Renzi alla fine del 2014 a rinunciare all’appalto di Gazprom, su pressione proprio della Germania, furibonda con Vladimir Putin sull’occupazione della Crimea in Ucraina. Le tensioni tra Bruxelles e Mosca lievitarono immediatamente quell’anno, con la UE ad avere comminato sanzioni insieme agli USA di Barack Obama, le quali a tutt’oggi restano in piedi, rinnovate a cadenza semestrale.

Saipem ha paura. Quanto ci rimette con lo stop a South Stream?

Italia presa in giro, ancora una volta

In realtà, il progetto South Stream è stato accantonato e al contempo sostituito dai russi da un altro, ribattezzato Turkish Stream, che vede la Russia trattare con Ankara per la costruzione di un gasdotto che attraversi le sue acque e quelle della Grecia, alla quale sono state garantite royalties miliardarie già nel 2015, mentre l’Italia viene “punita” dal Cremlino per la decisione sciagurata di poco più di 3 anni fa.

Le nostre acque verranno bypassate, dato che l’infrastruttura attraverserà i Balcani e da lì raggiungerà Austria e Slovacchia. Addio contratti per Saipem per 800 milioni di euro e, soprattutto, l’Italia perde l’occasione di rivelarsi strategica nel mercato energetico continentale, cosa che ci avrebbe assegnato una rilevanza geopolitica non indifferente.

E la Russia è già pronta ad aiutare la Grecia, firmato accordo sul gas 

Tutto questo sta avvenendo nel bel mezzo di una cosiddetta “guerra delle spie”, che vede l’Occidente espellere diplomatici russi e viceversa sull’avvelenamento con gas nervino sul suolo britannico di un ex spia del Kgb, ordito presumibilmente ad opera della Russia. I toni tra Mosca da una parte e Washington, Londra e Bruxelles dall’altra sono da Guerra Fredda e la Germania guida proprio il fronte europeo anti-russo sull’Ucraina, non disdegnando all’occorrenza di fare affari con il “nemico”. Possiamo farne una colpa ai tedeschi per essere riusciti (ancora una volta) a prenderci in giro? Forse, no. Certo, se questo è il modo con cui vengono gestiti dossier di straordinaria importanza sul piano geopolitico ed economico in Europa, si capisce perché in lungo e in largo nel continente stiano esplodendo i “populismi”. P.S.: La Francia dell’europeista Emmanuel Macron segnala ampiamente di avere tutta l’intenzione di stringere i rapporti con Putin. E l’Italia è stata davvero gabbata.

[email protected]