Tempi duri per le pensioni degli italiani. La crisi energetica e l’esplosione dell’inflazione metteranno a dura prova la tenuta dei conti pubblici, ma anche il pagamento delle rendite che in Italia rappresentano quasi il 17% del Pil.

Lo scenario futuro è incerto e le riforme tanto evocate per mandare i lavoratori in pensione anticipata rischiano di non vedere mai la luce. A fine anno se ne andrà in soffitta anche Quota 102 e il ritorno integrale alle regole Fornero è ornai questione di settimane.

La riforma pensioni e il nodo dei costi

Il capitolo pensioni è oltretutto gravato dal nodo dei costi. L’Inps ha certificato davanti ai membri del Parlamento che la spesa pensionistica continua a crescere. Nel 2020 sono stati toccati i 312 miliardi di euro. Costi che continueranno a salire almeno per altri 10-12 anni.

E dal 1 gennaio 2023 scatteranno rivalutazioni delle pensioni come mai si era visto da 40 anni a questa parte. L’inflazione obbliga infatti lo Stato ad adeguare le rendite al costo della vita che si sta alzando rapidamente. Le stime parlano di un più 7-8 per cento.

Tradotto, significa una spesa in più di almeno 21-22 miliardi di euro solo per le pensioni già in pagamento. Soldi che non potranno che arrivare dalle maggiori entrate fiscali, ma anche dai tagli. Quindi, impossibile attuare un programma di riforma pensioni che eviti il ritorno alla Fornero nel 2023.

Le opzioni in scadenza nel 2022

La cosa più probabile che accada, quindi, sarà la proroga delle deroghe pensione in scadenza a fine 2022. Cioè Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 41 per i lavoratori precoci.

Se Ape Sociale quasi sicuramente sarà prorogata insieme a Quota 41, Opzione Donna rischia di essere modificata. Più che altro per l’età anagrafica di uscita a 58-59 anni, ritenuta troppo bassa per andare in pensione in relazione alle aspettative di vita di oggi.

Da più parti, a cominciare da Alberto Brambilla, esperto di previdenza e presidente di Itinerari Previdenziali, si auspica da tempo un innalzamento del requisito anagrafico a 60-61 anni. E non è detto che questa sia la volta buona, visto anche che il resto d’Europa non contempla, salvo poche eccezioni, una uscita dal lavoro sotto i 60 anni. Anche il relazione all’aumento delle aspettative di vita.

Quasi sicuramente, invece, Quota 102 non sarà prorogata dopo il 31 dicembre 2022. Quindi si esaurirà con la fine dell’anno l’opzione che prevede il pensionamento anticipato a 64 anni con almeno 38 di contributi.