Vi proponiamo questa interessante intervista realizzata con il Dott. Gianmaria Panini, fondatore di Elvinvest, società nata dalla sua esperienza nel private banking a Ginevra, Svizzera, proponendosi come partner per la selezione e la gestione degli investimenti immobiliari all’estero, per i quali vengono offerte opportunità solitamente riservate agli investitori istituzionali e senza le relative incombenze tipiche.
1) Dott. Panini, perché mai un investitore dovrebbe “bruciare” il proprio denaro comprando obbligazioni a rendimenti negativi?
Per mancanza di alternative e per abitudine, gli strumenti finanziari a reddito fisso, BTP in primis, rappresentano da sempre una soluzione preferita dai risparmiatori Italiani.
Investire è diventato molto più difficile ed è necessario rivedere l’approccio di base, valutando altre asset class, altri mercati e, soprattutto, altre strategie. 
2) Poiché parte delle cause dei bassi rendimenti è da intendersi di natura strutturale, pensa che dovremmo convivere a lungo con il fenomeno?

Molto probabile, fino a pochi mesi fa si parlava di un aumento dei tassi mentre ora vediamo che la BCE ha dato inizio ad un nuovo programma di QE e la FED ha annunciato un programma di acquisto di Treasuries, che di fatto è un QE sotto mentite spoglie. Nonostante il rally dei mercati i dati economici non sono così entusiasmanti, ragione per la quale le banche centrali si sono viste costrette ad abbassare i tassi ed estendere i programmi di alleggerimento quantitativo.

3) Quali rischi intravede per il comparto obbligazionario e, più in generale, per i mercati finanziari da qui a breve?

Il rischio è palpabile e sostanziale: stiamo assistendo contemporaneamente ai massimi di borsa sia in ambito obbligazionario che azionario, un fenomeno contraddittorio e artificiale. Un rischio indiretto potrebbe essere rappresentato dalle recenti distonie del mercato “repo” pronti contro termine USA cioè l’aumento sproporzionato dei tassi overnight tra le Banche USA rispetto ai Fed Funds. Una crisi di liquidità non gestita nei tempi e modi corretti dalla FED potrebbe generare panico, corsa alle uscite di sicurezza e conseguente crisi di liquidità con aumento repentino overall dei tassi e crollo del sistema.
Sarà inoltre molto interessante vedere la risposta del mercato quando le banche centrali si troveranno costrette ad alleggerire i propri bilanci (letteralmente lievitati negli ultimi 5 anni), “riassorbendo” la liquidità immessa in circolazione. Difficile infatti immaginare ci sarà l’appetito necessario per rifinanziare i titoli in scadenza a questi tassi, ed è quindi lecito attendersi un incremento dei rendimenti con conseguente crollo dei prezzi.

4) Ritiene che il mercato immobiliare si stia mostrando in grado di sopperire alla mancanza di “yield” in Europa? 

Sicuramente, ma è necessario fare attenzione ai fondamentali dell’investimento onde evitare di incappare in perdite in conto capitale superiori alla rendita locativa. Il mercato immobiliare italiano ha perso più del 25% del proprio valore dal 2007 ad oggi e non mostra alcun segnale di ripresa, salvo Milano, dove le quotazioni sono trascinate dagli acquisti per investimento. I fondamentali del mercato immobiliare italiano sono tra i più deboli in Europa ed un investimento in immobili nel Belpaese difficilmente potrà portare a risultati soddisfacenti sul lungo termine.
5) Quali sarebbero a Suo avviso le realtà in cui comprare casa senza incappare nel rischio di una bolla immobiliare?
In questo momento il Regno Unito offre opportunità molto interessanti: in città come Liverpool e Manchester il mercato è in forte crescita grazie a trend demografici, andamento positivo dell’economia e progetti di riqualificazione. Per quegli investitori alla ricerca della massima sicurezza la Svizzera rappresenta da sempre un punto di riferimento mentre un mercato che ha iniziato a mostrare segnali positivi di recente è il Lussemburgo: la popolazione è in forte crescita e l’economia è tra le più solide e dinamiche in Europa.
6) Se la sente di affermare che nei portafogli d’investimento d’ora in poi dovrebbero esservi meno titoli finanziari e più immobili?
In primis direi che d’ora in poi è necessario adottare un approccio che tenga in considerazione l’enorme quantità di moneta che è stata creata e gli effetti che questo ha avuto sul mercato.
Diversificare è d’obbligo, così come risulta fondamentale comprendere come le recenti dinamiche abbiano modificato drasticamente gli equilibri di base del mercato in termini di rischi, rendimenti e garanzie.
È innegabile la tangibilità del mattone rappresenti un rifugio in grado di tutelare il patrimonio dagli inevitabili scossoni che ci aspettano sia in ambito azionario che obbligazionario. L’approccio “fai da te” e “locale” che ha funzionato in passato oggi non è più efficace, semplicemente perché il mercato nostrano è cambiato. È arrivato il momento di guardare all’estero anche in ambito immobiliare, alla ricerca delle migliori opportunità in termini di rendita locativa e potenziale di crescita del valore di mercato.