Borse europee negative sia nel giorno del board BCE, sia in quello seguente. Lo spread BTp-Bund saliva venerdì scorso nei pressi dei 125 punti base, ai massimi da novembre. Nel frattempo, il cambio euro-dollaro è tornato a salire, puntando a 1,22, dopo che a inizio della scorsa settimana, proprio in attesa della prima riunione dell’anno di Francoforte, si era portato nei pressi di 1,20. Cosa sta succedendo? Partiamo dalla conferenza stampa di giovedì scorso. Il governatore Christine Lagarde ha dichiarato che l’istituto monitora con estrema attenzione il tasso di cambio per le sue implicazioni sull’inflazione.

E allo stesso tempo, ha avvertito che l’Eurozona verosimilmente sia caduta in una seconda recessione, perché alla contrazione attesa del PIL nell’ultimo trimestre del 2020 seguirà un nuovo probabile ripiegamento nel trimestre in corso.

Il tragico errore della BCE di Lagarde che sacrifica l’Italia alla speculazione sui mercati

La ripresa dell’economia, ha spiegato, dovrebbe decollare dalla seconda metà dell’anno. Detto questo, Lagarde ha difeso le ultime previsioni di crescita nell’area e diramate a dicembre. Il PIL dovrebbe crescere quest’anno del 3,9%. In teoria, il combinato tra queste dichiarazioni avrebbe dovuto indebolire il cambio euro-dollaro e contenere anche i rendimenti sovrani nella semi-periferia dell’Eurozona, riducendo e non allargando gli spread. Le stesse borse sarebbero dovute salire dopo che il governatore ha prospettato grande flessibilità nell’uso del PEPP, il programma monetario d’emergenza e potenziato a 1.850 miliardi di euro fino al marzo del 2022. Esso potrà essere impiegato parzialmente, ove le condizioni lo consentissero, mentre nel caso contrario potrebbe anche essere ulteriormente irrobustito.

Credibilità BCE e ripresa economica a rischio

Ma allora, come mai è andato tutto nel verso sbagliato? C’è un problema di credibilità. E’ noto da oltre un decennio che la BCE sia al suo interno fortemente divisa tra “falchi” e “colombe”.

I primi appartengono al Nord Europa, le seconde all’area mediterranea, volendo semplificare al massimo. Il governatore trova nei fatti un punto di equilibrio tra le pur opposte esigenze e si presenta ogni otto settimane in conferenza stampa per spiegare la posizione a nome dell’intero istituto. Se la comunicazione risulta efficace, i mercati si fidano e non osano mettere in dubbio la parola di Francoforte. Ma la francese ha una storia di gaffe in così breve tempo – è a capo della BCE da neppure 15 mesi – che la rendono poco credibile. Tant’è che si è scoperto che il capo-economista Philip Lane dopo ogni conferenza stampa alza il telefono e spiega in maniera più puntuale la posizione dell’istituto a un gruppo di investitori selezionato e a rotazione, così da evitare incomprensioni.

La BCE di Lagarde è nella bufera, un giro di chiamate minaccia la reputazione

E un “misunderstanding” di proporzioni inimmaginabili si ebbe quell’infausto 12 marzo dello scorso anno. L’Italia aveva appena imposto il primo “lockdown” e un giornalista chiese a Lagarde cosa avrebbe fatto la BCE nel caso in cui lo spread tra BTp e Bund fosse salito eccessivamente. La risposta fu un tristemente epico “non siamo qui a restringere gli spread”. Le borse europee crollarono come mai nella loro storia in un’unica seduta. L’indice FTSE MIB perse il 17%, i mercati andarono nel panico più assoluto, temendo il ripetersi di una crisi dei debiti sovrani come nel 2010-’11. Francoforte scese in campo a distanza di poche ore per correggere il tiro, con la stessa francese a smentire sé stessa in un’intervista volutamente concessa alla stampa americana. Stavolta, il danno è stato nettamente inferiore, ma ciononostante c’è stato. Lagarde non si fa capire e i mercati provano a testarne le reali intenzioni. A Draghi bastò pronunciare un improvvisato “whatever it takes” per spegnere l’incendio che stava portando alla scomparsa l’euro.

E il non farsi capire questo per un banchiere centrale è estremamente grave. La comunicazione in politica monetaria è forse l’80% del lavoro.

Detto questo, il 2021 che ci aspetta non sarà tutto rimbalzo come frettolosamente il nostro governo ha voluto farci credere o si è esso stesso illuso. Le restrizioni anti-Covid si stanno procrastinando oltre il periodo immaginato e, soprattutto, le vaccinazioni stanno andando troppo a rilento in quasi tutta Europa. Le somministrazioni nel nostro Paese stanno procedendo a un ritmo di neanche 60 mila al giorno. Di questo passo, ci occorreranno quattro anni per coprire almeno l’80% della popolazione, considerando anche i richiami necessari e senza tenere conto che, a seconda del vaccino utilizzato, dopo 9-12 mesi l’immunizzazione viene perduta. Serve una decisa accelerazione entro breve, altrimenti rischiamo di arrivare all’estate senza poter riaprire del tutto le attività. Sarebbe di pessimo auspicio per un’economia a forte attrazione turistica come l’Italia. Prima vacciniamo e prima ne usciamo. E indipendentemente dai pasticci che Lagarde riesce a combinare.

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