La Juventus ostenta serenità, ma queste ultime ore di calciomercato dimostrano che la società di Andrea Agnelli sarebbe in balia degli eventi. L’addio di Cristiano Ronaldo è arrivato clamorosamente. Nessuno immaginava ormai che l’attaccante portoghese avrebbe lasciato a campionato appena iniziato. E sempre nessuno avrebbe prospettato un suo trasferimento al Manchester United, anziché al City. Adesso, spuntano le cifre dell’operazione. E per la Juventus sono dolori.

La cessione di Cristiano Ronaldo è avvenuta per soli 15 milioni di euro, pagabili in comode rate entro 5 anni.

Essa infliggerà a bilancio una minusvalenza di 14 milioni, dato che il suo valore residuo per i conti bianconeri era ancora di circa 29 milioni. In base alle prestazioni del giocatore, altri 8 milioni potranno essere versati al club torinese nel corso del quinquennio. In sostanza, la Juventus perde sia un asset rilevantissimo sul piano sportivo e del marketing, sia un’altra barca di soldi. L’acquisto nel 2018 era avvenuto per 117 milioni, commissioni incluse, mentre lo stipendio annuo lordo è stato di 54 milioni. Soldi a fiumi, ma che non sono serviti a centrare l’unico vero obiettivo che si era prefissato Agnelli: la Champions League.

Calciomercato Juventus, saltata la programmazione

E che la società si sia ritrovata spiazzata dall’addio di CR7 lo dimostra anche l’acquisto di Moise Kean, vale a dire lo stesso giocatore ceduto all’Everton nel 2019 per 27,5 milioni. Il suo ritorno a Torino avverrà con la formula del prestito con diritto di riscatto. La Juventus verserà al club inglese 3 milioni durante questa stagione, 4 milioni nel corso della prossima e s’impegna a sborsare altri 28 milioni nel caso di riscatto al termine del contratto, in scadenza il 30 giugno 2023. Altri 3 milioni sono previsti al raggiungimento di determinati obiettivi sportivi.

Tirando le somme, Agnelli si è trovato costretto a vendere per 15 milioni un giocatore che a bilancio ancora ne valeva 29, mentre se n’è dovuto riprendere un altro per un importo complessivo di 35 milioni, a fronte dei 27,5 milioni incassati all’atto della cessione di soli due anni fa.

E’ un classico esempio di mancata programmazione societaria, un fatto che in casa Juve non era avvenuto prima. La gestione aziendale era sempre stata improntata alla prudenza finanziaria e alla programmazione a lungo termine. Schemi consolidati e invidiati, ma che sembrano essere saltati da tre anni a questa parte, a causa dell’ossessione Champions. E giustamente anche oggi le azioni Juventus arretrano di un altro 1,6%, scivolando a 76 centesimi. Perdono l’8% quest’anno.

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