La notizia è nota oramai a tutti e si potrebbe parlare di un solo vincitore nell’annosa questione delle privatizzazioni e questo è Carlo Cattaneo, AD di TIM che, dopo poco più di un anno, lascia l’azienda con una buonuscita di 30 milioni di euro. Si sa, il lavoro presso TIM è quanto mai incerto, perché la politica italiana è burrascosa, ma una prestazione di lavoro occasionale, pagata così tanto, certo non dispiacerà all’ex patron della RAI. Ma la riflessione è un’altra: può essere considerato un dispositivo ben funzionante quello che permette a un manager pubblico di guadagnare 30 milioni di euro in 16 mesi e lascia quasi 5 milioni di italiani in uno stato di povertà assoluta (dati ISTAT 2017)?

Un’analisi con numeri e dati – Benvenuti in Italia, giovani e bambini senza futuro: povertà, disagio e istruzione, i dati.

I dati sulla povertà dell’ISTAT (anno 2017)

Ed ecco, allora, tenendo sempre ben presenti i 30 milioni di euro che Cattaneo riceverà a breve, come emolumento della sua gestione TIM (comunque positiva, va sottolineato), i dati 2017 sulla povertà, diffusi dall’ISTAT soltanto pochi giorni fa:

  • 1.619.000 famiglie vive in uno stato di ‘povertà assoluta’: le persone, dunque, che vivono in questa condizione sono circa 5 milioni
  • dal 2015 al 2016 l’incidenza della povertà assoluta è salita dal 18,3% al 26,8% (per le famiglie con tre o più minori a carico)
  • al Sud si è più poveri che al Centro e al Nord con un’incidenza assoluta del 9,8% (al Centro, comunque, è del 7,3%)
  • le donne sono più povere degli uomini (il 7,9% vive in condizioni di povertà assoluta)
  • i minori che vivono in questa condizione sono il 12,5% del totale, cioè 1 su 7/8 – nel 2005 l’incidenza era appena del 3,9%
  • una famiglia in cui il reddito proviene da un capofamiglia ‘operaio’ è in percentuale più povera del doppio rispetto alla media: il 12,6% rispetto al 6,3% – significa che se il capofamiglia fa l’operaio, 1 famiglia su 7/8 è sotto il livello di povertà assoluta

Un tempo, si parlava di indignazione.