Secondo Confcommercio, il crollo dei turisti stranieri in Italia nei soli mesi di luglio e agosto starebbe provocando un mancato fatturato per 13,7 miliardi di euro. A soffrire particolarmente è il segmento del lusso, con gli alberghi a 5 stelle a registrare un calo delle presenze dell’80%, con -91,2% di clienti stranieri. La situazione è grave, anche perché la stagione estiva rappresenta il clou dell’anno turistico in Italia. E l’autunno, che già s’intravedeva fosco sui timori di una seconda ondata dei contagi, rischia di arrivare a nuove restrizioni già introdotte.

Venerdì scorso, il premier britannico Boris Johnson ha dichiarato di non avere scelta se non quella di imporre la quarantena per gli arrivi dalla Francia.

I contagi stanno impennandosi un po’ in tutta Europa, con il caso più grave che è dato dalla Spagna. Qui, prima del fine settimana scorso, i contagi sono cresciuti al ritmo medio di 3.367 al giorno negli ultimi 14 giorni, praticamente quanto in piena emergenza. In Francia, si sono attestati a 2.113, ma la curva epidemiologica segnala un’accelerazione preoccupante soprattutto nelle ultime due settimane. Il numero dei contagi accelera anche in Grecia e Malta, paesi assieme alla Spagna, i cui arrivi sono sottoposti a obbligo di tampone e quarantena in diverse regioni italiane.

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Turismo e viaggi incidono per il 13% del pil italiano, meno che nel resto del Mediterraneo, ma sufficiente per provocare una crisi più generalizzata di quanto pensiamo. Secondo i numeri di Federmodaitalia-Confcommercio, lo shopping dei turisti stranieri nel 2020 sarà in calo di 5,7 miliardi. Lo scorso anno, infatti, lo scontrino medio battuto per ogni straniero è stato di 861 euro, con punte di 1.610 euro tra i cittadini in arrivo da Hong Kong, 1.208 euro tra i cinesi e 1.054 euro tra gli americani.

Crisi non breve

Questi mercati sono tutti nei fatti chiusi all’Italia, per cui a patire le conseguenze dell’emergenza sono anche gli esercizi commerciali, il cui fatturato si deve in buona parte agli acquisti degli stranieri.

Parliamo, in particolare, dei negozi nelle città d’arte e in realtà congressuali come Milano. Pensate che mete come Sorrento, Stresa, Montecatini Terme e Taormina beneficiano dalle presenze estere per una quota tra i tre quarti e i nove decimi del totale. Qui, l’indotto rischia di collassare, dato che i soli turisti locali o domestici non sarebbero verosimilmente capaci di rimpiazzare gli stranieri in termini sia di presenze che di fatturato.

Dunque, alberghi e ristoranti vittime principali del crollo degli arrivi dall’estero, ma trascinandosi dietro altri comparti anche insospettabili come l’abbigliamento, che soffrono già per via dei mesi di “lockdown” e dei forti cali delle vendite di questi mesi. Si tratta per fortuna di una condizione straordinaria, temporanea, destinata a volgere per il meglio già nel 2021, quando o la pandemia auspicabilmente non sarà più un’emergenza in gran parte del pianeta o almeno esisterà un vaccino per contrastarne la diffusione, rasserenando gli animi di tutti.

Ma il contraccolpo di questo tracollo non avrà strascichi brevi. La mobilità internazionale non tornerà ai livelli pre-Covid da qui ai prossimi 3-4 anni, secondo diverse analisi. Non tutte le attività saranno capaci di attendere così a lungo. Le più esposte sono le compagnie aeree, che in questa fase stanno perlopiù salvandosi grazie agli interventi dei governi. Ad ogni modo, non potranno per ancora mesi o anni continuare a reggere tassi di riempimento dei voli così bassi e il rischio che alcune di loro falliscano e molte rotte vengano chiuse diventa elevato, con esso quello che intere aree del Bel Paese rimangano senza adeguata copertura per i flussi turistici internazionali.

E se nessuna realtà può permetterselo, men che mai il Meridione, dove il turismo consente spesso la sopravvivenza economica dei territori, in assenza di un apparato industriale e dei servizi sviluppato come al nord.

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